VITA DA AUTISTA / La “toccata” con il bus: dopo l’imbarazzo c’è da capirne la causa
di Gianluca Celentano, conducente bus Se c’è qualcosa che più di tutte dà fastidio a un conducente è proprio “la toccata”. Quel piccolo danno che economicamente non è mai tanto piccolo e fa storcere il naso al titolare. Infatti la toccata è vigliacca; sembra un danno da niente e invece tra riparazione e verniciatura i […]
di Gianluca Celentano, conducente bus
Se c’è qualcosa che più di tutte dà fastidio a un conducente è proprio “la toccata”. Quel piccolo danno che economicamente non è mai tanto piccolo e fa storcere il naso al titolare. Infatti la toccata è vigliacca; sembra un danno da niente e invece tra riparazione e verniciatura i costi si aggirano quasi sempre intorno a qualche migliaio di euro. Ma è vigliacca perché generalmente avviene quando hai terminato il servizio oppure, quando ti stai spingendo un po’ oltre un ostacolo, magari per assecondare le richieste dei passeggeri o per evitare un auto parcheggiata malamente, che ti costringe a fare delle acrobazie di cui faresti a meno.
Se l’esperienza alla guida è il miglior antidoto per andare in giro tranquilli, c’è comunque un’analisi che si può fare per capire le cause di una toccata e, senza fronzoli, vi racconto in che cosa consiste in base alla mia esperienza e a quella di altri colleghi.
La routine è stress
Quando sei obbligato tutti i giorni a effettuare percorsi resi complicati dal traffico, come nel caso del tpl, magari effettuando un doppio turno come straordinario, sei più soggetto allo stress. Questo è un termine un po’ tabù in molte aziende (e non si capisce il perché), di fatto si tratta di una risposta psicofisica all’impegno cognitivo ed emotivo, una risposta che molte aziende preferiscono chiamare stanchezza. Fatto sta che stress e routine alienano la concentrazione di un autista e questo dovrebbe far riflettere i Comuni che non regolamentano il traffico di monopattini o fanno poco o nulla per disciplinare il passaggio delle auto. Se sei alle prime armi con un autobus non avrai ancora accumulato molto stress e difficilmente potrà capitarti una toccata, se non quelle dovute a mancanza di esperienza. Quando termina il turno non vedi l’ora di “rimessare” il bus e questo potrebbe essere il momento in cui alzare il livello dell’attenzione, anche in manovra.
Lo stress del noleggio
Tra i vari rischi da considerare anche nel noleggio, ci sono la pioggia, le luci riflesse sugli specchi, i fari delle auto e coloro che sembra lo facciano apposta a rendere la tua manovra ancora più complicata. Avete presente quando fate una svolta e s’infilano sui lati oppure passano dietro invece che davanti?
Ogni toccata ha un perché. Conoscendo la strada, le tue condizioni fisiche e il tuo bus puoi ridurre molto questo genere di sinistri. Ad esempio, io avevo un bus di 12 metri nel quale la corsa dei tergicristalli non arrivava ad asciugare la parte di parabrezza in coincidenza con gli specchi esterni. Quando pioveva fare le retromarce era problematico senza telecamera, serviva imporsi una profonda calma anche se qualcuno faceva fretta.
Fra gli elementi che vanno ad accrescere lo stress nel noleggio, c’è sicuramente l’incognita del gruppo che dovremo caricare. Chi sono, come si comporteranno, che richieste avranno, oppure come saranno stati abituati da altri colleghi, sono tutti interrogativi che un conducente può porsi. Purtroppo ognuno di noi lavora alla sua maniera e non esiste un metodo unico; per questo motivo è possibile che qualche gruppo “abituato bene” pretenda lo stesso trattamento con un’altra realtà di autoservizi. Quello che molti stanno cercando di fare anche con i gruppi social, è condividere le esperienze cercando di unificare un metodo.
Un Capitano dev’essere tranquillo
Se dovessero chiedermi oltre alla passione quale sia la caratteristica peculiare di un autista, non avrei dubbi, risponderei la tranquillità. Quella tranquillità che oggi è stata tolta perché tutto corre veloce e senza un’anima solidale. La tranquillità va invece mantenuta indipendentemente da quello che possono dire gli altri, perché più lavoriamo in tranquillità più siamo sicuri, creiamo meno danni e il capo alla fine è anche contento. Insomma siamo noi i capitani del torpedone e siamo noi che gestiamo gli accordi del noleggio. Se una società non prende accordi chiari con il cliente mettendo in difficoltà l’autista, significa che è una società che deve rimanere senza autisti. Premesso questo io rimango dell’idea che molti dei nostri mali derivano da noi stessi, dalla facilità nello scendere a indegni compromessi o ad assecondare ciò che non va, un modus operandi che rovina tutti quanti e che solo le giovani generazioni – ammesso che ci siano – potranno contrastare.