di Gianluca Celentano

In realtà basterebbe poco e una spesa di poche centinaia di euro per migliorare le condizioni di viaggio di un autista. L’appello parte dal piazzale è indirizzato non solo alle aziende, ma anche alle case produttrici di bus.

Il riferimento che trova concordi molti colleghi, è la “paretina in pexiglass” posta dietro al posto guida. L’abbiamo conosciuta durante l’epoca Covid, poi, è stata eliminata. Qualche vettore trovandola indovinata l’ha comunque lasciata al suo posto, convinto anche di salvaguardare dall’influenza stagionale i suoi autisti.  Infatti, soprattutto nel periodo invernale, sono frequenti i passeggeri che si posizionano dietro al conducente e cominciano, senza colpe ovviamente, a tossire. 

Capricci senza senso  

Poi ci sono coloro che vogliono assolutamente sedersi sulla fila anteriore dietro al conducente, magari per scrutare il navigatore e dare dei consigli. Recentemente una passeggera durante un noleggio, scrutava i minuti di arrivo continuando a chiedermi il perché fornissi indicazioni un po’ più elastiche rispetto l’orario visualizzato. Traffico, auto che ostruiscono il passaggio, percorsi obbligati per i bus, sono tra le cause di varianti troppo complicate da spiegare anche a un attento passeggero. Una condizione che peraltro distrae dalla guida.

C’è anche chi è convinto che il sole negli occhi non sia un problema. Sarà capitato anche a voi, se guidate, che qualche passeggero chieda con modi abbastanza stupiti e forse anche offesi, il perché non si alzi la tendina parasole anteriore. L’intento è di poter vedere davanti e non lateralmente, come avviene normalmente su un aereo o un treno. C’è una sorta di rifiuto nel comprendere l’autorità professionale del conducente convinti, che siccome si è pagato un servizio, si può chiedere e fare di tutto. I poco avvezzi ai viaggi collettivi che presuppongono regole, devono capire (e anche qualche società lo dovrebbe capire) che l’autobus può fermarsi e il conducente allertare le forze dell’ordine. Le difficoltà odierne nel rapporto con le persone sono uno dei motivi, oltre quello economico, della grande migrazione degli autisti di bus sui camion.  

Terminal con brefing anche nel noleggio

Creare veri e propri terminal, analoghi alle stazioni, con personale assunto per la gestione della clientela (Autostradale a Malpensa e ATM a Milano si stanno muovendo bene su questo aspetto), limerebbe quel rapporto di eccessiva confidenza verso l’autista. L’assistenza alla clientela potrebbe anticipare alcune norme di comportamento a bordo, cioè quello che si chiama brefing enunciato dal conducente, spesso troppo di corsa per essere incisivo. 

Il più delle volte la confidenza dei viaggiatori non è una genuina cortesia ma mero opportunismo per garantirsi un capriccio in più a bordo dell’autobus. C’è da capire come trasferire questo concetto anche sul noleggio e, sicuramente, anche gli autisti dovrebbero fare un mea culpa. Alcuni, per quieto vivere, lasciano correre alle assurde richieste dei viaggiatori, altri alzano la soglia del limite solo a vere e proprie manifestazioni di maleducazione. Condizioni che innervosiscono e creano tensioni. Ci vuole una educata distanza anche a pranzo con un gruppo, avendo ben chiari i ruoli. Nel noleggio, considerate le normative stringenti sul carico e scarico, varrebbe la pena domandarsi se dei veri e propri terminal con personale di assistenza che informi e prepari al viaggio, potrebbero fare la differenza per una gita più disciplinata. Una cosa è certa, manca una propaganda di sensibilizzazione civica ma, Roby Merlini, aggiungerà qualcosa di interessante al riguardo…

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