VITA DA AUTISTA / Dal bus al camion: la testimonianza [con VIDEO]
Testo di Gianluca Celentano Video di Roby Merlini, conducenti bus Durante la pandemia di coronavirus sono davvero molti i colleghi che si sono trasferiti nel settore merci, tra questi anche il nostro Roby Merlini. Molti non sono tornati alla guida dei bus, ritagliandosi un nuovo stile di vita, pur sempre di guida e con difficoltà […]
Testo di Gianluca Celentano
Video di Roby Merlini,
conducenti bus
Durante la pandemia di coronavirus sono davvero molti i colleghi che si sono trasferiti nel settore merci, tra questi anche il nostro Roby Merlini. Molti non sono tornati alla guida dei bus, ritagliandosi un nuovo stile di vita, pur sempre di guida e con difficoltà analoghe come le infrastrutture e il traffico indisciplinato. I pernottamenti in cabina o le attese nelle logistiche sono gli aspetti nuovi di chi sceglie i viaggi settimanali. Tuttavia Roby ha percepito una solidarietà molto più concreta tra i colleghi del settore merci e nel video lo spiegherà più chiaramente.
Un lavoro anche giornaliero
In molti casi il mestiere dell’autista di camion permette un guadagno maggiore e cinque giorni lavorativi, essendo interdetto il traffico merci nei weekend. Si tratta di lunghe trasferte, ma è bene ricordare che esistono anche i servizi giornalieri che permettono di essere a casa alla sera. C’è da considerare che sui camion ricadono molte più prescrizioni e limiti, come sulle tangenziali. E quasi ovunque vige il divieto di sorpasso. Anche la sveglia suona molto presto per l’autista di camion, ma con certi tipi di trasporti si termina nel pomeriggio. Vale la pena capire dove si è più idonei a lavorare nel settore merci. Giacomo, soprannominato “il comandante” , ha lasciato i bus turistici per tratte notturne sul camion tra Milano e Bologna: con convinzione – sostiene – non tornerebbe indietro.
La mia esperienza
Il mio periodo sui camion è stato in realtà limitato ma posso confermare le parole di Roby sulla solidarietà. Mi sono occupato del trasporto di macchine da cantiere e piattaforme aeree rispondendo a un annuncio di una società di recruiting in provincia di Milano. Il mezzo assegnato era un Iveco Stralis da 500 cavalli e 16 marce ZF (un divertimento) con semirimorchio. Riuscivo a fare circa 4/5 consegne al giorno, non male, partendo alle sei del mattino e rientrando per le tre e mezza del pomeriggio. Peccato che alla società di piattaforme interessasse la (non menzionata dal contratto) manovalanza all’interno dell’officina, ovvero il carico a mano di pesanti secchi con segatura e olio, la pulizia degli spazi e tanto ancora senza, per altro, provvedere alla consegna dei DPI. Attività che andava in contrasto con gli orari consoni per evitare il traffico e che inevitabilmente riduceva le consegne.
Durante il Covid poi, mi sono occupato di trasporti logistici di alimentari per un’importante associazione di volontariato con un Eurocargo 160. Qui ho imparato l’utilizzo dei transpallet manuali ed elettrici e dei muletti; in questo, caso oltre l’aspetto umanitario, è stata un’utile alternativa al lockdown. Ammetto che il settore merci non mi dispiace anche se per il momento sono tornato sui bus.
Si torna sui bus
Il lavoro sui pullman in generale è decisamente più tranquillo e pulito, ma ricordo che anche sul merci, in base a cosa trasporti e cosa fai, le condizioni sono analoghe. Con la ripresa del Paese dopo la pandemia diversi colleghi hanno ripreso da dove avevano lasciato il mestiere dell’autista di autobus. Roby afferma che oggi osserva tutto con occhi più tolleranti verso i problemi, pur consapevole che il trasporto persone ha bisogno di essere valorizzato e incluso in importanti riforme e investimenti, acquisendo una mentalità più duttile dove l’importanza del conducente sia una volte per tutte al centro del dibattito.