di Gianluca Celentano (conducente bus)

Ogni giorno, il lavoro degli autisti del trasporto pubblico scorre quasi in silenzio, nascosto tra le tratte di città e paesi. Un mestiere che richiede autonomia, precisione e una grande dose di responsabilità. I problemi non mancano e con il passare degli anni, oltre alla viabilità, è la sicurezza il nodo principale. Ufficialmente chiamati operatori di esercizio, questi professionisti accompagnano persone e storie lungo percorsi che diventano routine, ma che, in fondo, nascondono qualcosa di più profondo: un patrimonio di esperienze e legami.

Non è raro sentir dire che le loro giornate siano degne di un romanzo. Tra cambi turno all’ultimo minuto, incontri inaspettati e avventure in servizio, gli autisti vivono situazioni che vanno ben oltre la semplice guida di un autobus. E a volte, è proprio la condivisione di questi episodi a creare un senso di comunità unico, capace di superare il confine del lavoro.

Questo spirito di condivisione si è manifestato ancora una volta durante una cena prenatalizia, che ha riunito oltre trenta colleghi del trasporto pubblico locale. Un evento speciale, pensato per lasciare per una sera i turni e le tabelle di marcia e ritrovarsi come amici o, se preferite, colleghi. Anche chi era ancora in servizio ha fatto il possibile per esserci, dimostrando quanto questi incontri siano importanti per chi, per anni, ha vissuto gomito a gomito nel mondo del trasporto.

La serata è stata un’occasione per rivivere ricordi e riflettere su quanto siano cambiate le persone e il lavoro. C’era chi raccontava con orgoglio la sua nuova vita da pensionato, chi si è reinventato con nuovi progetti e chi, con uno sguardo più distaccato, osservava come sia mutata la professione. Eppure, al di là delle nostalgie e delle inevitabili critiche al sistema, il clima che si respirava era sereno, quasi affettuoso. Nessuna lamentela verso il mestiere o i passeggeri più difficili, solo una comprensione più profonda, forse frutto della distanza temporale dai ritmi serrati del servizio.

Un autista è qualcosa di più

È curioso pensare come questa professione, spesso poco considerata dai giovani di oggi, nasconda un lato umano così forte. Essere autisti di trasporto pubblico significa non solo muovere mezzi e persone, ma anche costruire rapporti, condividere esperienze e imparare il valore della collaborazione. Dietro ogni cambio turno, ogni corsa contro il tempo, ci sono volti, storie e un senso di appartenenza che pochi mestieri riescono a regalare.

Per chi, come me, ha vissuto per anni immerso in questo mondo, questi momenti di ritrovo sono un modo per riscoprire il cuore di una professione fatta di persone, oltre che di macchine, orari e tabelle. È il lato più umano del trasporto pubblico, quello che non si legge nei contratti o nelle statistiche, e non comprendi quando l’autista ti apre la porta, ma che emerge solo nei racconti, nei sorrisi e nelle strette di mano.

Forse vale la pena lanciare una proposta un po’ insolita ai tanti gruppi di autisti nei vari depositi ormai sguarniti di giovani iscritti: perché non creare una compagnia teatrale? Sì, avete capito bene: dare vita a rappresentazioni che raccontino la quotidianità, non solo quella dei conducenti, ma messe in scena attraverso la sensibilità e l’esperienza diretta di chi vive questa realtà ogni giorno.

A tutti i lettori di AutobusWeb, agli operatori del trasporto pubblico e del noleggio, a chi oggi tiene saldo il volante e a chi lo ha lasciato conservandone il ricordo: Buon Natale, di cuore. Che possiate sempre incontrare, lungo il vostro percorso, strade lastricate di gratitudine e rispetto per il prezioso lavoro che svolgete ogni giorno.

Gianluca Celentano

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