Recentemente, in un programma su La7 Corrado Augias ha offerto una riflessione che, sorprendentemente, risuona anche nel nostro lavoro quotidiano. Parlando della società moderna, Augias ha sottolineato come il cambiamento che stiamo vivendo non riguardi solo l’Italia, ma sia globale. Un cambiamento che, secondo Augias, genera una paura collettiva. Una globalizzazione che tocca ogni aspetto della nostra vita: dal lavoro alla politica, dalla sanità alla mobilità, fino all’economia. Questo cambiamento porta con sé un’enorme incertezza, e l’incertezza alimenta la paura: la paura di ciò che è nuovo, di perdere le certezze, di dover affrontare l’ignoto. E, sfortunatamente, questa paura è la stessa che vediamo ogni giorno nelle persone che incrociamo sulle strade.

Una paura che si riflette nelle strade

Ogni giorno, dal nostro posto guida, siamo spettatori di un mondo che cambia, e spesso non in meglio. Ci troviamo nel bel mezzo di un clima di crescente insicurezza, in cui le persone non sanno più a cosa aggrapparsi, quindi, molto spesso attaccano.

Noi autisti non siamo sociologi, ma osserviamo con attenzione tutto ciò che è davanti a noi sentendo il peso di questa paura nei volti tesi dei passeggeri, nelle reazioni impulsive, nei piccoli conflitti che si scatenano per futili motivi. Alcuni reagiscono con rabbia, altri si chiudono in sé stessi, e molti cercano semplicemente una parola gentile o un sorriso per tirare avanti.

La ricerca di certezze

Un altro punto interessante sollevato da Augias riguarda la ricerca di leader che promettano sicurezza (non solo dal punto di vista dell’ ordine pubblico), che facciano credere di poterci riportare a una “vecchia strada” più rassicurante. È la paura che spesso alimenta la loro ascesa, una paura collettiva che viene sfruttata per raccogliere consenso. E noi, dal nostro parabrezza, vediamo questa dinamica ogni giorno: città sempre più nervose, decisioni politiche che non sembrano fare i conti con la realtà di chi vive e lavora sulle strade. Le politiche sulla mobilità spesso sembrano scollegate dalle necessità quotidiane, da chi, come noi, crea concretamente la mobilità. Infatti a volte, quelle politiche sembrano più illusioni sensazionali e molto onerose più che risposte reali ai problemi concreti.

E voi, colleghi al volante, come lo vedete questo mondo?

di Cristian Guidi

In primo piano

Articoli correlati

L’autista-comunicatore: saluto, solidarietà e motivazione

di Gianluca Celentano Uno dei gesti più iconici tra i motociclisti è il saluto con indice e medio alzati della mano sinistra: un simbolo di solidarietà e appartenenza, eseguito quando, nel senso opposto, sopraggiunge un altro centauro. Non è una regola scritta, ma chiunque abbia guidato una moto si ...