Trivabus dichiara guerra agli autobus vuoti. Pochi giorni fa è avvenuto il lancio ufficiale della startup, fondata da Vito Mirko Greco con l’obiettivo di mettere in vendita posti sugli autobus che stanno viaggiano o rientrando in deposito vuoti. A partire da 99 centesimi sarà possibile aggiudicarsi un posto a bordo. Il portale si inserisce insomma con una propria mission peculiare nel ventaglio di startup nate negli ultimi anni attorno al tema dei viaggi in bus secondo formule improntate allo sharing e al risparmio (solo per citarne due: GoGoBus e Buustle)

Trivabus aggrega i posti vuoti

Trivabus, secondo quanto afferma Greco, attualmente fa leva su un network di circa mille compagnie affiliate e un parco bus di 5mila unità. Alle spalle della nuova iniziativa c’è la consolidata realtà di EurobusNetwork, bus operator attivo da oltre dieci anni nel settore, col quale «nel 2016, più di 3.375 volte i bus hanno viaggiato vuoti». Trivabus si pone come soluzione a questo fenomeno. Del resto, è fisiologico che tanti pullman viaggino con solo il conducente a bordo, spesso di ritorno verso il deposito dopo aver portato una comitiva a destinazione. L’obiettivo della piattaforma web è «aggregare l’intera offerta delle tratte a vuoto, arrivando a coprire tutto il territorio nazionale, comprese le destinazioni minori», spiega Greco.

Una risposta alla mancanza di collegamenti ferroviari

«In Italia, ci sono alcune aree, soprattutto nel Sud ma anche Regioni come Abruzzo e Marche, in cui i cittadini lamentano una mancanza di collegamenti, soprattutto ferroviari – si legge nel comunicato diramato in occasione del lancio, che riporta dati di un rapporto a cura di Legambiente -. Dal 2010 ad oggi, sono stati eliminati 1120 km di linee ferroviarie, a cui vanno aggiunti 412 km di rete ordinaria, sospesi per inagibilità. Una situazione nettamente peggiorata per regioni come la Calabria e la Campania, che hanno vissuto rispettivamente un calo dei collegamenti ferroviari del 26,4 per cento e del 15,1 per cento. In più, sulle linee attive, l’introduzione dell’alta velocità ha coinciso con il taglio degli intercity e dei treni a lunga percorrenza e regionali, quindi di un incremento del prezzo medio dei biglietti».

 

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