A Trento, da luglio, ben 67 autobus (30 Iveco,23 Scania e 14 MAN), ovvero quasi il 60% della flotta urbana, funzionano a biometano. Il progetto di economia circolare, che trasforma i rifiuti della differenziata in carburante, coinvolge la società di trasporto pubblico locale Trentino Trasporti, Dolomiti Energia e Bioenergia Trentino, con la consulenza dell’altoatesina Inewa.

Autobus a biometano a Trento: come funziona l’economia circolare

Nell’impianto di Cadino, una ventina di chilometri a nord di Trento, confluiscono i rifiuti organici di circa 300.000 persone (60.000 tonnellate). I circa 2 milioni di metri cubi di rifiuti sono capaci di coprire le esigenze di un centinaio di mezzi pubblici.

La flotta a metano è destinata a superare le 80 unità entro la fine dell’anno, sostituendo gli autobus Euro 3 attualmente in servizio e affiancandosi agli Euro 6. La Trentino Trasporti investirà circa 12 milioni di euro nell’ammodernamento e potenziamento dei mezzi a gas naturale.

Questa seconda vita dei rifiuti testimonia come sia possibile sviluppare nuovi modelli di business unendo due filiere: quella della raccolta differenziata e quella del trasporto, con l’obiettivo di creare un’industria complessivamente più sostenibile. Oltre a valorizzare gli scarti, in più, il biometano è anche privo di idrocarburi residui, e secondo i tecnici il rifornimento comporterebbe una notevole riduzione di CO2 (oltre 3 milioni di kg).

È un processo virtuale e tendenzialmente virtuoso”, sintetizza Roberto Andreatta, dirigente generale del dipartimento Territorio e Trasporti Ambiente Energia Cooperazione. L’obiettivo è quello di far lievitare a cento il numero degli autobus a metano e coprire così l’80% della domanda di mobilità del capoluogo. Poiché l’autonomia è di circa 200 chilometri, non tutti le linee possono venire servite da questi veicoli. Il rifornimento avviene di notte presso il quartier generale della società, a nord della città.

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