Trasporto pubblico e fase 2, qualche prospettiva… ‘smart’
La “fase 2” è attesa da tutti, senz’altro fiduciosamente, quale inizio di un percorso volto a ritrovare la “normalità” della vita ma, allo stesso tempo, è oggetto di incertezze per la praticabilità, in diversi ambiti, di tutte quei comportamenti attenti che ciascuno di noi dovrà osservare nella fase di ripartenza e nella vita (almeno) dei […]
La “fase 2” è attesa da tutti, senz’altro fiduciosamente, quale inizio di un percorso volto a ritrovare la “normalità” della vita ma, allo stesso tempo, è oggetto di incertezze per la praticabilità, in diversi ambiti, di tutte quei comportamenti attenti che ciascuno di noi dovrà osservare nella fase di ripartenza e nella vita (almeno) dei successivi mesi. La prossima quotidianità imporrà abitudini senz’altro nuove, in particolare per quella fascia della popolazione che vive fenomeni di forte pendolarismo entro le attuali reti di Trasporto pubblico locale e che non si rifugerà nell’utilizzo dell’auto privata.
Leggendo il report dedicato alla ripartenza delle città italiane da Ernst & Young, questa è immaginata come direttamente legata alla disponibilità di “leve”, identificate nelle reti e infrastrutture di servizi funzionali al superamento degli assembramenti. Da ciò, le città del nord, più mature ma altresì colpite, saranno costrette ad una ripartenza più prudente, viceversa alcune del sud (in testa Cagliari, a seguire Bari e Lecce) potrebbero riattivarsi più rapidamente grazie ad ottimi sistemi di TPL, fortemente digitalizzati ed integrati dalla mobilità condivisa.
Servizi a chiamata, uno slancio alle prenotazioni sul tpl
Dispiace sembrare ingiustamente tradizionalisti, ma l’esercizio dei servizi finanziati resta, mai come ora, fattore evidentemente necessario al riavvio del Paese in un sistema di mobilità al quale possono poi concorrere i sistemi di prenotazione obbligatoria, i servizi a chiamata e condivisi, certamente idonei a consentire un controllato afflusso ed un fattivo distanziamento dei passeggeri sacrificando alcune sedute. Questi ultimi, da soli, appaiono tutt’ora perfettibili, quindi imperfetti, poco raggiati sul territorio e, talvolta, cedevoli al requisito di regolarità ed indifferenziazione dei servizi pubblici di linea.
Tpl e fase 2, serve un ripensamento dei servizi
Resta quindi centrale la responsabilizzazione del cittadino-utente, cui potrà solo aggiungersi l’applicazione di tecnologie e protocolli di contrasto epidemiologico da parte delle aziende, poiché, se riorganizzare un luogo di lavoro sarà senz’altro difficile, proteggere dall’esposizione al rischio contagio operatori e cittadini-utenti del TPL sarà certamente più complesso. Tale complessità, sommando ragioni endogene, tecnico-organizzative e normative-contrattuali (queste ultime diffusamente caratterizzate da vetustà rigidità), dovrebbe preventivamente scomporsi per conseguire un globale ripensamento dei servizi utile, da un lato, a cadenzare la diversa frequentazione passeggeri su una data relazione di traffico e, dall’altro, ad ottemperare all’indispensabile distanziamento sociale.
Tpl su gomma e fase 2, il soccorso del privato?
È un fatto che l’applicazione del distanziamento dimezzerà l’effettiva capacità di trasporto dei veicoli, in danno del gestore del servizio che, in alcuni orari, finanche penalizzato dal poco afflusso di viaggiatori, dovrà doppiare le abituali composizioni.
Ma, in questa prospettiva, come auspicato dalla più rappresentativa associazione delle autolinee anche durante il webinar “il TPL nel post-emergenza” all’interno del Mobility Innovation Tour, i servizi pubblici su gomma ben potrebbero “chiedere un passaggio” ai servizi privati, previo temporaneo snellimento delle regole di distrazione per migliaia di veicoli da noleggio o da trasporto di linea nazionale, settore bloccato ed esposto fortemente a questa crisi, con prenotazioni disdettate già a tutto il prossimo ottobre e che archivierà per molto l’idea di viaggiare “alle tariffe di una pizza”.
Tpl e fase 2, snellire la burocrazia
Occorrerebbe, quindi, una rivoluzione (o forse una nuova opportunità), sostenuta con risorse pubbliche anche in forzata deroga, tra gli altri, ai principi di efficenza misurata su coefficienti di riempimento, per rendere accettabili le inefficienze necessari al sostenimento di oneri eccedenti il costo standard. Una rivoluzione che, come dichiarato nel relativo documento di posizione delle maggiore associazione delle imprese sovvenzionate, approderebbe “ad una riprogettazione del viaggio, sempre finalizzato a garantire al massimo il servizio ad un mondo che lavora in modo diverso, ma non per questo meno produttivo”.
Tuttavia, chi vive o osserva da vicino il TPL, come servizio organizzato ed offerto in decisa applicazione dei principi di decentramento e sussidiarietà, le cui singole realtà, spesso, sono chiare soltanto nell’esperienza dei direttori delle varie aziende, non può che auspicare interventi governativi il più possibile assurgenti funzione di linee guida invece che di norma imperativa, cioè tali da permettere a ciascuna regione, magari previo ascolto delle imprese affidatarie, di modellarle sulle reti locali ed arginare il rischio di una rigida, pura, metodica ma inefficace applicazione.
di Luigi Fantetti