Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviataci da Sebastiano Bruneo, autista di bus

L’ennesima tragedia. Non conoscevo Alberto, ma era uno di noi. Mi sono chiesto cosa avrei potuto fare e ho scritto una lettera aperta al premier Meloni. So che non servirà, che è una goccia d’acqua nel mare, ma anche oggi come tutti noi ho dovuto prendere in mano il volante e sorridendo ho dovuto iniziare il mio lavoro, ma con il viso dell’ennesimo collega andato via. Questa mattina, per l’ennesima mattina mi sono svegliato con un collega in meno in questa terra e con una tragedia in più. E in questo un mese sono già tante.

Negli ultimi anni i vari governi che si sono susseguiti si sono ritrovati ad occuparsi di varie emergenze trovando soluzioni al alquanto discutibili., ma non ho mai capito perché le vere emergenze che avrebbero bisogno di vere soluzioni, non vengono prese in considerazione.

Come ho detto sono un autista di Bus, da molti anni e posso assicurarle che non è un lavoro semplice anzi è sicuramente uno dei più difficili da fare. Penso che la nostra categoria sia l’unica che possa effettuare, in una giornata, fino a 15 ore di lavoro di cui 10 di effettiva guida e le altre di disponibilità e non certo di riposo.

Possiamo fare più di 70 ore a settimana e stiamo parlando di quello che dice la legge perché se poi guardiamo i fatti ci sono autisti tra bus e camion che ne fanno molte di più, senza dormire per intere notti eludendo ogni regola e di sicuro non per volontà dello stesso ma sotto minacce di licenziamento.

Questo lavoro specialmente con i bus turistici si fa più per passione che per lo stipendio, considerato che un operaio lavora meno e guadagna più di noi. Noi autisti di bus muoviamo l’economia portando in giro per l’Italia i turisti, permettendo alle attività commerciali, agli albergh,  ai musei e a tutto l’indotto di vivere del turismo.

Gli autisti di camion movimentano le merci che ogni giorno troviamo al supermercato, dando modo alle nostre aziende di commerciare con tutta Europa, e muovono un’altra parte essenziale della nostra nazione. Entrambi ci alziamo ad orari improponibili. Mangiamo quando non abbiamo fame e dormiamo quando non abbiamo sonno. Abbiamo la responsabilità delle anime o delle merci che trasportiamo e di tutti gli utenti della strada. Lasciamo a casa i nostri cari e combattiamo con i nostri demoni ogni giorno al nostro posto, dietro quel volante. Ignorati per lo più e spesso anche insultati, aggrediti…

Abbiamo una responsabilità pari a quella di un pilota d’aereo, di un capitano di navi o di un conducente di treno. Eppure siamo lì, al margine, con regole lavorative e con leggi che sembrano da pre-rivoluzione industriale.

Bene, io sono andato via dalla mia Sicilia e adesso mi trovo a lavorare in una grande azienda Piemontese dove gli orari vengono rispettati e non posso lamentarmi con l’azienda se la legge consente ancora questo sfruttamento delle capacità di un essere umano. Perché anche noi siamo esseri umani, con le nostre debolezze, le nostre stanchezze, i nostri problemi, le nostre notti in bianco perché lei o lui ci ha lasciati, perché il bambino non smetteva di piangere, perché abbiamo avuto il mal di testa, p semplicemente perché i pensieri non ci lasciano dormire. Eppure il giorno dopo siamo sempre lì, con la nostra cortesia e la professionalità che ci contraddistingue a rispondere alla fatidica domanda dell’ennesimo passeggero che ci dice: autista ha dormito questa notte?

E anche ripensando a tutti i nostri problemi sfoggiamo il nostro solito sorriso e diciamo di sì pensando a quelle minimo 12 ore di lavoro che ci aspettano. Con il pensiero delle strade da cercare, delle persone da accontentare, degli insulti per strada, sperando di tornare anche oggi sani e salvi a casa ma con la testa ai nostri colleghi che non sono più tornati.
E poi dicono che non si trovano autisti, che li vanno a prendere in argentina oppure tra le persone giunte in Italia con i barconi, che nessuno vuole più farlo.
Mi dica la verità, presidente, per 1400 al mese, lei andrebbe 12 ore al giorno rischiando la vita e abbandonando la propria famiglia? Quindi, non si trovano autisti o non si vogliono trovare?

Allora mi chiedo: cosa dobbiamo aspettare per cambiare le cose? Per regolamentarle meglio? Quante altre tragedie? Quanti colleghi ancora dovrò salutare? Le soluzioni ci sono e sono più semplici di quello che si crede. E a questo punto serve soltanto la volontà. Perché noi autisti potremmo fermarci per tanti motivi: per la sicurezza, per il caro gasolio, per i contratti rimasti al medioevo ma alla fine la nostra responsabilità è continuare a muovere l’Italia ma la vostra responsabilità sa dirmi qual è?

L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e di lavoro non si può morire.

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