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Scarso ricorso a gare d’appalto, liberalizzazione del settore mai effettuata, imprese troppo piccole e incapaci di fare sistema: il parere dell’Antitrust sul tpl italiano si traduce in una vera e propria stroncatura. A metà giugno l’Autorità ha pubblicato la sua indagine conoscitiva sul settore. Il quadro è quello di una realtà agli antipodi rispetto ai concetti europei di qualità e concorrenza. «L’industria italiana del tpl», inizia il rapporto, «soffre da tempo di criticità, che hanno portato al progressivo e inesorabile scadimento dell’offerta e dell’efficienza». Tra i servizi di interesse generale, «il tpl è il settore con i peggiori indicatori economici patrimoniali». Nonostante i vantaggi dell’affidamento tramite gara, in Italia continua a sussistere una «schiacciante predominanza degli affidamenti diretti». Assai elevata l’evasione tariffaria (19 per cento in urbano, 23 per cento in extraurbano). Unica eccezione Busitalia, unico operatore nazionale che riesce a perseguire una politica di crescita esterna.

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