Tper, un’eccellenza italiana: 310 milioni di euro di fatturato, 2.700 dipendenti, 7,7 milioni di profitti nel 2016 e 7,9 previsti per il 2017. Cinque anni fa le perdite erano a quota 12 milioni l’anno. Le cifre, fornite dalla stessa Tper, sono al centro di un articolo del Sole 24 che ripercorre la storia recente del tpl emiliano, erigendo l’esperienza di Tper al ruolo di case study.

Nasce e vince. Filiera da 7mila addetti

Tper nasce nel 2012 dalla fusione tra il ramo trasporti su gomma di Bologna e Ferrara (Atc) e la società regionale ferroviaria (Fer). Oggi è il sesto player italiano del trasporto pubblico, forte di una proprietà pubblica in cui però non figurano soci di controllo. Le cifre sono state in parte citate in apertura. Si aggiungano 336 milioni di valore aggiunto e «4.400 ulteriori posti di lavoro nell’indotto (per un totale di 7.100 addetti nella filiera) che Tper genera sul territorio, sia direttamente sia attraverso i 211 milioni di euro di investimenti in corso, tra potenziamento dei mezzi green, dell’intermodalità e di tecnologie e servizi digitali» si legge sulle colonne del quotidiano finanziario.

Un’unica holding per l’Emilia-Romagna

Ma ora il gruppo guidato da Tper, forte di 13 società tra controllate e partecipate, è pronto a dare il via a una unica holding del trasporto pubblico regionale in Emilia-Romagna, che diventerebbe il terzo protagonista del settore in Italia, dopo la società milanese Atm e la romana Atac. Se ne parla da tempo: la Regione ha già ufficializzato il piano, che sarà sancito dalla benedizione del ministro dei Trasporti Graziano Delrio tra poche settimane con la firma del “Patto per il trasporto pubblico in Emilia-Romagna”. Insomma, entro il 2018 si arriverà, secondo gli auspici, a un’aggregazione tra Tper, Seta (che copre Piacenza, Reggio e Modena), Start Romagna e Tep Parma (il cui futuro alla guida del tpl provinciale è però appeso a una gara di servizio complicata, vinta da Busitalia-Autoguidovie e annullata recentemente dal Tar). «La volontà è dei soci, ma dal punto di vista industriale il progetto è fattibile, nonché importante. Noi siamo già azionisti sia di Seta sia di Start e già lavoriamo assieme sulle gare e sugli investimenti tecnologici e informatici, l’aggregazione porterebbe benefici sia in termini di servizi sia di economie di scala», le parole della presidente di Tper Giuseppina Gualtieri, affidate a una nota.

Sinergie di scala, secondo Seta

Sulla questione si era già espresso in maggio il presidente di Seta Vanni Bulgarelli: «La fusione? Possibile. Non vi è dubbio che per affrontare al meglio le future gare per  l’affidamento del servizio, la dimensione economico-gestionale ottimale è più consistente di quella di cui oggi Seta (e le altre aziende regionali) possono disporre. Occorre crescere, dunque, per produrre tutte le sinergie di scala in grado di generare maggiore efficienza e qualità del servizio. Ma diventare più grandi non deve significare essere più distanti dai cittadini, altrimenti anzichè sinergie si produrranno diseconomie».

Tper e le ricadute sull’ambiente

Il testo di Tper riassume anche le ricadute positive sull’ambiente del servizio erogato in Emilia. «Con i suoi 340mila passeggeri su bus o filobus trasportati ogni giorno e gli altri 30mila viaggiatori del trasporto ferroviario regionale (oltre a 6.200 iscritti al bike sharing e oltre 1.300 al servizio di car sharing pubblico) Tper permette di “risparmiare” all’atmosfera, rispetto all’uso equivalente di mezzi motorizzati privati, 7,4 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno, 5,6 tonnellate di ossido di azoto e 130 chilogrammi di particolato».

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