Titani della mobilità. “Gli autisti sono un’unica realtà e con molti interessi”. Fatevene una ragione
di Gianluca Celentano Durante la mia esperienza nel trasporto pubblico milanese ho conosciuto molte opportunità aziendali per organizzare il dopo lavoro. Nulla di obbligatorio si intende, ma solo ben rodate associazioni alla quali bastava un iscrizione annua per partecipare alle più svariate attività. Un modo intelligente per creare nuove amicizia e conoscerci meglio, vista la […]
di Gianluca Celentano
Durante la mia esperienza nel trasporto pubblico milanese ho conosciuto molte opportunità aziendali per organizzare il dopo lavoro. Nulla di obbligatorio si intende, ma solo ben rodate associazioni alla quali bastava un iscrizione annua per partecipare alle più svariate attività. Un modo intelligente per creare nuove amicizia e conoscerci meglio, vista la tipologia di lavoro, ma anche per tenerci fisicamente attivi.
Spegni il motore, non le idee
Quella che andava alla grande nel deposito di Palmanova era (e probabilmente lo è ancora) il gruppo del calcio. Aperto a tutte le età prevedeva allenamenti mensili e incontri tra depositi o con altre organizzazioni. Fidatevi che gli autisti seppur sempre seduti alla guida, andavano alla grande e, nella saletta del RSA di rimessa, erano posizionate in bella vista numerose coppe.
Ricordo il gruppo dei centauri, i motociclisti, che ogni anno non si facevano mancare di presenziare alla Befana Benefica. Seguendo itinerari mozzafiato perfettamente in fila indiana, raggiungevano località al mare o in montagna dove fare un pit stop mangereccio. Qualche anziano mi raccontava che esisteva anche il gruppo del pugilato e, anche qui, i colleghi andavano fortissimo. Molto bravi erano gli associati alla squadra del tiro al piattello. Se avevi qualche idea per creare un gruppo extra lavorativo dovevi solo proporla trovando degli iscritti. Poi la società lavorativa è cambiata, forse è diventata più social e, molte consuetudini legate anche ai pensionati, si sono drasticamente ridotte.
Se davvero lo vuoi, lo puoi fare
Coniugare il proprio lavoro con la famiglia è un po’ l’incognita di molti ma, come già riportato, le valutazioni sono differenti tra tpl e noleggio. Utile è fare un calendario facendo coincidere la propria presenza con la famiglia o gli impegni personali, nel noleggio invece, il calendario dev’essere più ampio se si sceglie di viaggiare molto oppure all’estero. Gli hobby per gli autisti non mancano e accrescono l’interesse e la conoscenza e, fra le tante attività possibili, Luciano Barattero ha scritto e pubblicato addirittura un libro: “Vietato parlare al conducente” .
C’è poi Alessandro, autista di noleggio quarantenne, che è un appassionato di fitness anche se non è molto costante. Lui ha trovato la soluzione per gli allenamenti due volte a settimana acquistando una tessera open che permette di fare ingresso in qualsiasi centro sportivo della catena situata sul territorio nazionale. L’unica incognita è dove parcheggiare il pullman. Spesso, come mi racconta, gli va bene.
L’ideale quando invece si sceglie di seguire corsi nelle palestre, è individuare discipline che prevedano corsi su turni giornalieri (sono poche) senza farsi prendere dalla pigrizia al termine del servizio. La pigrizia post servizio è più una ricerca di un riposo mentale che fisico.
Un’unica realtà
Ormai sul piazzale non siamo e non ci percepiamo più come legati a svariate aziende o società, ma probabilmente ci sentiamo un’unica realtà della mobilità metropolitana. Questo nonostante ci sia una competizione fra i grossi nomi della mobilità analoga a quella fra i più piccoli vettori. Una competizione che per noi autisti dovrebbe suonare (e un tempo suonava benissimo) come divisiva ma per fortuna non lo è, nonostante sia capace di spostare i conducenti da un’azienda all’altra.
Se sui social diversi colleghi reputano faziose le notizie che vi presento attribuendo i problemi alla sola questione economica, altri sono ormai convinti della necessità di una categoria più che mai unita.
Proprio su questa pagina ormai da anni, vi ho proposto numerosi spunti, molti dei quali nascono dalle considerazioni sul piazzale. L’idea di strutturare un efficiente dopo lavoro (anche culturale) all’interno delle rimesse riscuote in realtà interesse. Provate a pensare a una palestra interna al deposito dove seguire un corso di Tai chi durante la pausa di un turno magari a due riprese, un corso umanistico o, perché no, un’area adibita al riposo con delle brandine. Un concetto che amplierebbe le opportunità di lavoro, ponendo sotto alle lente un tema ormai indispensabile cioè, una capace coordinazione fra i vettori. Infatti è assurdo che un autista di un’azienda non possa utilizzare i bagni previsti per quelli di un’altra o, in caso di necessità, non possa fare una corsa a straordinario su un altro vettore.