Riflettori puntati sulla rivoluzione Cotral e sui benefici degli investimenti in rinnovo delle flotte (e in riorganizzazione di manutenzione e produttività). Presente anche Anm Napoli, oltre all’industria rappresentata da Iveco e Zf. Il professor Giuseppe Catalano a chiudere. Il Mobility Innovation Tour 2018 si è chiuso questa mattina, venerdì 30 novembre, a Roma, su ospitalità di Cotral.

AGGIORNAMENTO
dal 1 gennaio 2020 il Mobility Innovation Tour ha un sito dedicato,
raggiungibile al seguente link: https://www.mobilityinnovationtour.com

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La rivoluzione Cotral secondo Colaceci

L’apertura è stata in mano al presidente di Cotral Amalia Colaceci: «Quando sono stata nominata presidente di Cotral nel 2014 mi ricordo che il presidente Zingaretti chiese a me e all’allora direttore generale Arrigo Giana di cosa avevamo bisogno per migliorare il servizio. Abbiamo fatto presente che avevamo bisogno di cambiare il parco autobus. Cotral versava in una situazione difficilissima, con un parco mezzi vetusto. Sapevamo che rinnovare i mezzi avrebbe innescato un circolo virtuoso, a partire dalla diminuzione dei costi delle manutenzioni. La Regione è stata all’altezza del compito. Ha trovato 71 milioni di euro, in parte di provenienza governativa, con cui abbiamo potuto bandire la prima gara da 427 autobus nuovi. La struttura è stata capace di gestirla abilmente. In 18 mesi abbiamo portato a casa il risultato. I mezzi nuovi sono stati un vero punto di svolta. Aver mantenuto questa promessa ci ha permesso di costruire un’alleanza coi cittadini del Lazio e di essere credibili nei confronti dei nostri autisti».

Dal profondo rosso al verde. Di bilancio

E guardando al futuro, Colaceci ha affermato che «Abbiamo l’ambizione che questo percorso possa continuare. Vorrei creare le condizioni, dall’interno, perché quest’azienda non torni indietro. Quattro anni fa siamo partiti da meno 26 milioni di euro, l’ultimo bilancio l’abbiamo chiuso a più 17 milioni. In ogni caso, 427 autobus nuovi su 1.600 sono ancora pochi. Abbiamo bandito un’altra gara da 400 mezzi». In questo contesto, «Abbiamo previsto un investimento del 2 per cento sull’importo del contratto di servizio per il rinnovo del parco autobus». Ma perché Cotral non ha attinto alla gara Consip? «La gara gode di contributo regionale, e quando è uscita ci dissero che noi, avendo già ricevuto importanti contributi, non avremmo goduto di tale possibilità». Roma ha recentemente bandito gara per corse periferiche ora gestite da Roma Tpl, «Su quello non abbiamo ancora messo la testa. Il nostro primo obiettivo è quello di fare bene quello che siamo chiamati a fare».

 

Rinnovo della flotta e riorganizzazione della manutenzione

C’è una chiara strategia dietro ai risultati conseguiti. «Nel 2016 la nostra flotta aveva un’età media di 17,2 anni – ha preso parola Giuseppe Ferraro, direttore operativo Cotral -. Ora è di 11,4. Due anni fa, il 30 per cento dei veicoli erano Iveco Euro 0 comprati da Cotral coi finanziamenti di Italia ’90. Oggi gli Euro VI sono il 28 per cento. Immatricolando veicoli nuovi abbiamo visto aumentare il margine operativo, grazie alla riduzione dei costi. Abbiamo riordinato complessivamente le attività di manutenzione. Prima di nuovi mezzi, Cotral effettuava lavori in maniera indeterminata su tutta flotta, composto da vari marchi di veicoli (soprattutto Iveco). Abbiamo deciso di concentrare l’attenzione su veicoli su cui eravamo più preparati, bandendo gare con full service ed esternalizzando altre manutenzioni. E abbiamo aumentato produttività. Facciamo più chilometri e più manutenzione con gli stessi autisti e gli stessi operai».

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Cotral e la transizione energetica

Diesel Euro VI subito, ibrido a leggero a seguire, elettrico alla fine. «Con una flotta di 17 anni, già la sostituzione di Euro 0 con Euro VI è un’operazione di transizione energetica», ha proseguito Ferraro: «Nel 2021 dovrebbe finalmente avere una flotta con un’età dignitosa, con circa il 60 per cento di Euro VI». E le trazioni alternative? «Le risorse saranno sempre più vincolate ad alimentazioni diverse dal gasolio. Per lo scenario a breve termine vogliamo eliminare i diesel obsoleti scommettendo ancora sul diesel Euro VI. Pensando al medio termine, stiamo riflettendo sul metano. E siamo particolarmente interessati ai mild hybrid: consentiranno riduzione di inquinamento con investimento non troppo elevato». E il lungo termine? «L’elettrico richiede di imparare a gestire un modello di servizio totalmente nuovo e diverso. Lo stiamo studiando».

Anm Napoli, Iveco, Zf

Pierpaolo Martino direttore d’esercizio filoviario e tramviario di Anm Napoli, azienda in stato di concordato in continuità. «L’industria 4.0 non deve partire solo dagli aspetti hardware e software, ma da un ripensamento delle organizzazioni aziendali che partano dalle risorse umane». Iveco Bus, partner della rassegna Mobility Innovation Tour, ha preso parola tramite il responsabile relazioni istituzionali di Cnh Industrial Massimo Santori: «Le risorse ci sono. Vanno indirizzate però in maniera non ideologica e tenendo conto delle specifiche esigenze di servizio. Non siamo certo contro l’elettrico, tanto che forniamo il nostro elettrico Heulieuz a diverse città europee. Ma è il well to wheel che deve essere il driver. Spostare solo le emissioni allo stadio della produzione di energia non è un grande successo. La nostra offerta in elettrico si completa con il filobus Imc Crealis, premiato Sustainable Bus Award 2019 e con l’Urbanway ibrido». E poi c’è il gas, su cui Iveco punta forte per l’extraurbano, con il Crossway a gas appena sbarcato a Urbino come ultimo arrivato in famiglia. Si divide tra endotermico ed elettrico Zf (relatore Paolo Gigante): dal Traxon che rappresenta l’evoluzione dell’Astronic e come tale è già stato adottato da Vdl, Irizar e Iveco (si veda il Magelys utilizzato al concorso Ibe Driver of the Year). Sono sempre di più, in compenso, gli sforzi verso l’elettrico (con i primi passi verso la guida autonoma): al best seller assale elettrificato ribattezzato AxTrax si è aggiunto recentemente il motore elettrico centrale CeTrax.

Catalano tra Consip e costi standard

La chiusa è stata affidata al professor Giuseppe Catalano della Sapienza di Roma, ex responsabile della Struttura tecnica di missione del Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti. «Per troppo tempo abbiamo dato poco chiedendo poco. Abbiamo individuato il rinnovo del parco rotabile come elemento per dare la svolta al trasporto pubblico locale. Se offriamo un servizio di qualità migliore possiamo affrontare un tema tabù, quello della tariffazione. Ma c’è un terzo elemento. Il rinnovo del parco rotabile tocca un tema cruciale come quello dell’impatto ambientale. Gli autobus non sono certo la principale fonte di inquinanti. Ma se vogliamo convincere i cittadini a cambiare auto non possiamo essere noi i primi a girare con mezzi obsoleti. L’immissione di risorse nel rinnovo dei mezzi  permette di far rendere di più i contratti di servizi. Oggi ci sono le prospettive perché le aziende investano». E sulla gara Consip? «Senza la gara Consip, Atac e Gtt non avrebbero comprato autobus. È un problema che qualcuno si deve porre. Gli autobus devono comprarli tutti. E la mediazione del rischio è un dovere del pubblico. La criticità della gara Consip è stato che ha richiesto troppo tempo». «Gli autobus fino allo Euro III sono il 60 per cento del totale – sempre Catalano -. Abbiamo una flotta impresentabile». La transizione tecnologica «come sempre nella storia è un problema di management».

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