Roma va a referendum per la messa a gara del servizio di tpl. La consultazione, che chiama in causa il futuro di Atac, è frutto della mobilitazione dei Radicali, che hanno raccolto 30mila firme a sostegno della proposta referendaria. Proposta sulla quale, nei giorni scorsi, è arrivato il via libera della commissione sui referendum.

La consultazione su Atac in primavera

L’amministrazione romana dovrà calendarizzare la consultazione entro il 31 gennaio: la scelta dovrà ricadere su una domenica tra marzo e giugno. L’iniziativa dei Radicali rappresenta una novità senza precedenti nel campo del tpl. L’obiettivo è quello di portare i cittadini alle urne per decidere la liberalizzazione del servizio, ovvero la fine degli affidamento in house alla municipalizzata (15mila dipendenti, oltre un miliardo e 100mila milioni di debito, 2000 autobus di cui, ogni giorno, ne partono appena 1200, e dei quali almeno 300 sono costretti a chiedere riserva per guasti, anomalie o problemi vari) e la messa a gara del servizio. La campagna di raccolta firme ha avuto il suo apice durante l’estate.

Un tema che tocca direttamente la vita dei cittadini

Sul referendum Atac Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, parla di «occasione storica per i romani che potranno pronunciarsi su uno dei temi che tocca in modo più diretto la loro vita: la loro libertà di movimento nella città, che attualmente viene loro negata dalla situazione disastrosa sotto gli occhi di tutti». E ancora: «La strada indicata dalle norme nazionali ed europee e negli ultimi giorni anche dall’Antitrust è quella delle gare (argomento su cui l’Autorità aveva inviato un piccato parere alla giunta Raggi, invitandola a procedere alla messa a gara, n.d.r.) quindi dell’apertura alla concorrenza, contro la quale hanno operato, per decenni e in modo trasversale, i meccanismi clientelari che hanno portato la capitale in un baratro senza fondo».

Facile vittoria per la liberalizzazione?

Atac attualmente sta affrontando la procedura di concordato e la giunta pentastellata ha incassato l’ok dei sindacati all’aumento delle ore di lavoro per i dipendenti, che passano da 37 a 39 settimanali. Uno dei pilastri di un piano di rilancio che punta a far sì che l’azienda rispetti le percorrenze previste nel contratto di servizio. Tutta la procedura si basa sulla volontà di riaffidare il servizio ad Atac anche dopo il 2019. Il referendum, in questo senso, si concretizzerà in un vero e proprio voto pro o contro la strategia messa in campo dall’amministrazione Raggi. Per molti, il partito della liberalizzazione si avvia verso una facile vittoria.

Il testo del referendum radicale su Atac

«Volete voi che, a decorrere dal 3 dicembre 2019, Roma Capitale affidi tutti i servizi relativi al Trasporto Pubblico Locale di superficie e sotterraneo, ovvero su gomma e su rotaia, mediante gare pubbliche, anche a una pluralità di gestori e garantendo forme di concorrenza comparativa, nel rispetto della disciplina vigente a tutela della salvaguardia e la ricollocazione dei lavoratori nella fase di ristrutturazione del servizio?». La scelta, in soldoni, è tra il mantenere le cose come stanno (il Comune di Roma Capitale ha sempre affidato “in house” il servizio di trasporto pubblico ad ATAC) o, altrimenti, imprimere una svolta in direzione della concorrenza e del mercato, mettendo a gara tale servizio. Magari suddividendolo per lotti, o per gruppi di linee. Esattamente come avviene in molte altre nazioni, e proprio come si sta valutando di fare a Milano.

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