Referendum Atac: Raggi deve proclamare la vittoria del ‘Sì’
La sindaca Virginia Raggi dovrà proclamare la vittoria del “sì” al referendum Atac per la messa a gara del tpl Roma, indetto dai Radicali nel novembre 2018. È quanto stabilito da una sentenza del Tar del Lazio, seguita a un ricorso con il quale era stato contestato l’inadempimento della prima cittadina. Una prima sentenza aveva […]
La sindaca Virginia Raggi dovrà proclamare la vittoria del “sì” al referendum Atac per la messa a gara del tpl Roma, indetto dai Radicali nel novembre 2018.
È quanto stabilito da una sentenza del Tar del Lazio, seguita a un ricorso con il quale era stato contestato l’inadempimento della prima cittadina. Una prima sentenza aveva infatti censurato la non proclamazione della vittoria dei “sì” da parte della Raggi.
Referendum Atac, la proclamazione
La sindaca dovrà ora provvedere entro dieci giorni alla proclamazione della vittoria del “sì” mediante pubblicazione sull’albo pretorio e sul portale istituzionale del Comune. In caso contrario, il Tar ha già nominato il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, come commissario ad acta per attuare la sentenza.
“Il commissario ad acta si insedierà con immediatezza alla scadenza del primo termine a provvedere (dieci giorni decorrenti dalla comunicazione ovvero, se antecedente, dalla notificazione della presente sentenza), laddove non pervenga presso il suo ufficio comunicazione di avvenuta adozione e pubblicazione del sopra indicato provvedimenti dichiarativo con fissazione della data di convocazione dell’Assemblea Capitolina ai sensi dell’articolo 10 comma 6 dello Statuto comunale che, pertanto, dovrà essergli indirizzato a cura del sindaco di Roma Capitale”.
Una volta proclamati i risultati della consultazione popolare, entro 60 giorni il presidente dell’Aula, Marcello De Vito, dovrà convocare una seduta dell’assemblea per la discussione politica sull’esito del referendum Atac. Roma Capitale dovrà saldare “l’onere del compenso al commissario ad acta”, che sarà stabilito con un provvedimento diverso. La città è stata condannata anche al pagamento delle spese giudiziali, ammontanti a 2.500 euro, e rischia anche un procedimento della Corte dei Conti. “E’ parte integrante del mandato che viene conferito dal Tribunale al Commissario ad acta, l’obbligo di trasmettere alla competente Procura della Corte dei Conti una puntuale relazione sui fatti di causa, al fine di consentire la doverosa verifica della eventuale sussistenza di profili di responsabilità amministrativa in capo ai funzionari ed agli amministratori del Comune”.
Le dichiarazioni dei Radicali
Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali Italiani, insieme al segretario e al presidente di Radicali Roma Leone Barilli e Francesco Mingiardi, hanno fatto pervenire in una nota il commento sulla sentenza.
“Da tempo diciamo che Virginia Raggi ha truccato il più grande esercizio di democrazia partecipata mai tenutosi in Italia a livello locale: il Referendum per la messa a gara del servizio di trasporto pubblico a Roma. Se non lo avesse fatto, dando al voto il risalto che le regole imponevano, avrebbero votato ancora più cittadini dei 400mila che in larghissima maggioranza hanno detto basta alla gestione clientelare di ATAC per chiedere trasparenza e pubblicità nella gestione del servizio di trasporto pubblico. Oggi il TAR ha accertato che la Sindaca è inadempiente anche rispetto all’obbligo di adempiere a quella sentenza”.
La discussione che seguirà alla proclamazione darà l’opportunità all’Assemblea di assumere una decisione politica che tenga conto della volontà dei cittadini, anche alla luce delle segnalazioni dei Commissari giudiziali in merito all’inadempimento del concordato da parte di ATAC. Non è un caso che il TAR definisca i referendum consultivi “fondamentale strumento di democrazia partecipativa”. Per questo, commentano i Radicali, “L’inerzia dell’amministrazione comunale assume un particolare disvalore, acuito dalla prossima scadenza del mandato elettorale dell’attuale consiglio. Oggi abbiamo l’ennesima prova di quanto i rappresentanti del Movimento 5 Stelle tengano poco ai valori che li hanno fatti crescere”.