Quel vizietto (spesso impunito) di chi esce all’ultimo secondo dall’autostrada
C’è un malcostume stradale che ormai è diventata una pericolosa consuetudine, soprattutto per chi guida mezzi pesanti come autobus e camion: l’uscita all’ultimo secondo dalla tangenziale o dall’autostrada. Se sei un autista professionista, sai bene di cosa stiamo parlando. Procedi tranquillo nella tua corsia, quando – colpo di scena –, un’auto sbuca all’improvviso tagliandoti la […]

C’è un malcostume stradale che ormai è diventata una pericolosa consuetudine, soprattutto per chi guida mezzi pesanti come autobus e camion: l’uscita all’ultimo secondo dalla tangenziale o dall’autostrada.
Se sei un autista professionista, sai bene di cosa stiamo parlando. Procedi tranquillo nella tua corsia, quando – colpo di scena –, un’auto sbuca all’improvviso tagliandoti la strada per infilarsi nell’uscita, magari anche senza freccia. Cogliamo l’occasione per ricordare come, peraltro, il campo visivo dello specchietto sinistro del bus o del camion, sia limitato per intercettare chi sopraggiunge lateralmente e a distanza.
Il risultato? Frenate improvvise, colpi di freno automatici da parte degli ADAS, passeggeri sbalzati in avanti, e un bel carico di stress aggiuntivo per l’autista.
Una questione sottovalutata
Secondo i dati dell’Aci e dell’Istat, nel 2023 oltre il 25% degli incidenti in autostrada è stato causato da manovre scorrette come cambi di corsia improvvisi e uscite azzardate. Eppure, nonostante la diffusione di telecamere e tutor, nessuno sembra interessarsi a queste infrazioni “invisibili”, difficilmente punite se non c’è un incidente.
Alcuni esperti di sicurezza stradale propongono l’utilizzo di sistemi di sorveglianza dedicati alle uscite autostradali, magari con intelligenza artificiale per riconoscere comportamenti scorretti.
Uscita, ma anche ingresso
Non va meglio con l’immissione in carreggiata. Chi guida autobus o camion lo sa: spesso le auto si inseriscono senza guardare a sinistra, senza accelerare, senza capire se dietro stia sopraggiungendo un altro veicolo, magari molto pesante. E allora, bisogna si spostarsi in corsia centrale in una manovra di sopravvivenza più che di trasgressione.
L’alternativa? Qualcuno dice: “Basta ridurre la velocità”. Facile a dirsi… ma chi guida per lavoro sa bene che le distanze dinamiche tra mezzi pesanti sono già calibrate su traffico, viabilità e soprattutto sulla sicurezza. E quando un’auto spunta dal nulla, non c’è margine di manovra né calcolo che tenga. Inoltre ci sono i tempi da rispettare con la scheda. La stima dei tempi è probabilmente calcolata in eccesso, ma vista l’utilità del trasporto collettivo e del merci, sarebbe assurdo penalizzare ancor più i mezzi pesanti, lamentarci poi, che non si trovano autisti.
Ribadiamo un concetto basilare, che i conducenti professionisti sottolineano da anni: la guida di un mezzo pesante non è assolutamente paragonabile a quella di un’autovettura. Per comprendere davvero le normative – e soprattutto per metterle in pratica – serve un minimo di ragionamento da autista. Altrimenti, anche la progettazione delle infrastrutture moderne rischia di produrre risultati scarsi o, peggio ancora, controproducenti.
Basterebbe poco
In fondo, ci vorrebbe davvero poco: usare gli specchietti, segnalare le intenzioni con la freccia, e – se proprio ti stai perdendo l’uscita – meglio fare qualche chilometro in più che rischiare un disastro. Perché, sì, magari tu hai risparmiato qualche minuto, ma l’autista – che ha la responsabilità del carico merci o, ancora “peggio”, delle persone a bordo – rischia di perdere molto, molto di più.
Ecco perché sarebbe ora che moderni occhi elettronici cominciassero a guardare anche questi comportamenti (anche nelle rotatorie). Non solo chi supera i limiti (spesso senza senso), ma anche chi guida come se stesse cercando un parcheggio al centro commerciale il sabato pomeriggio.
di Gianluca Celentano