Quanti ricordano il film “Shining” con Jack Nicholson? Probabilmente molti. Pochi però sanno che l’Overlook Hotel, dove si svolge la storia, è in realtà il Timberline Lodge sul Monte Hood, nota località sciistica dell’Oregon. Nel 1937, anno della sua costruzione, vi era un’unica tortuosa strada forestale, spesso interrotta per neve. Il crescente interesse per lo sci richiedeva una soluzione alternativa. Nel 1946 lo sciatore W.D.B. Dadson, assieme al medico Otto George, fondò la società Mount Hood Aerial Transportation Company senza però avere chiare idee su cosa fare, anche perché la tecnica per gli impianti di risalita era ancora agli inizi. Myrl Hoover, proprietario di una piccola azienda di autobus, suggerì di modificare dei veicoli stradali per viaggiare sospesi a funi di acciaio. Coinvolsero così un costruttore di attrezzature per boscaioli, la Pointer-Willamette, per modificare due autobus Kenworth e per adattare al servizio “passeggeri” ganci, sospensioni, pulegge normalmente usate per le teleferiche merci. L’entusiasmo per l’iniziativa, anche attraverso una martellante pubblicità su alcune riviste sportive e turistiche, convinse 425 privati sciatori ad acquistare azioni della società che avrebbe di lì a poco realizzato la più lunga funivia del mondo. Qualcuno la definì la “Chitty Chitty Bang Bang delle montagne”, altri usarono il termine “cloudliner”.

La storia di un autobus che viaggiava sulle funi

I lavori cominciarono nel 1948, senza un vero e proprio progetto costruttivo, tant’è che il taglio degli alberi lungo il tracciato iniziò contemporaneamente da monte e da valle lungo due linee differenti, irritando non poco il servizio forestale nazionale. Anche in seguito non mancarono i problemi, dalla difficoltà a trasportare il materiale in mancanza di una strada di servizio, alla necessità di adattare sul posto alcuni particolari rivelatisi inadatti o poco affidabili. Purtroppo ci fu anche una vittima.

Ciononostante gli ideatori rimasero ottimisti e chiesero l’autorizzazione per due ulteriori linee una delle quali avrebbe dovuto raggiungere la cima della montagna, autorizzazione che peraltro non arrivò mai. L’impianto fu completato alla fine del 1950 ed inaugurato il 3 gennaio 1951. Il tracciato era lungo circa 5 km, con 38 sostegni intermedi ad “A” alti 22 metri; il dislivello tra le due stazioni (Government Camp e Timberline Lodge) di circa 650 metri. Sui piloni erano fissate otto funi di acciaio: 4 portanti, 2 per la trazione, 2 per i freni di emergenza. Sulla linea era previsto un autobus appositamente modificato, dotato di due testate uguali, privato degli organi di sterzo e munito di due motori da 185 cavalli azionati in parallelo. Sul tetto, otto coppie di pulegge consentivano di “scivolare” lungo la linea sulle 4 funi portanti. Gli assali, mediante ulteriori pulegge di rinvio, assicuravano il movimento lungo le 2 funi di trazione.

La storia di un autobus che viaggiava sulle funi

I due posti guida rimanevano pressoché uguali all’originale, eccetto per l’assenza del volante, ma con tanto di acceleratore, freno, frizione e leva del cambio. I 36 sedili passeggeri erano dotati di schienale ribaltabile in modo da poter essere rivolti sempre “fronte marcia” a prescindere dalla direzione del veicolo. Il tempo di percorrenza era di oltre 20 minuti, ma essendo una linea singola era necessario riportare a valle il veicolo prima di poter effettuare una nuova risalita. Per ovviare in qualche modo a questo limite era stato predisposto un secondo veicolo da usare soltanto come “bis”, dietro al primo autobus. Lo Skiway ebbe comunque vita breve: alti costi di gestione, costo del biglietto superiore a quello del bus stradale (75 cents contro 50), formazione di ghiaccio lungo le funi, capacità passeggeri limitata, portarono alla sospensione del servizio già nel 1956 ed alla demolizione dell’intera linea nel 1961. Oggi rimangono alcune basi in cemento dei piloni e la stazione di partenza: quest’ultima funziona ancora come ristorante ed ospita un piccolo museo sulla storia della zona, con una sezione dedicata a quello che è probabilmente il più strano mezzo di trasporto di sempre. Giovanni Tosi

 

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