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Pubblichiamo integralmente una lettera pervenutaci in redazione che tocca alcuni argomenti diventati di cronaca.

di Gianluca Celentano

Già agli inizi degli anni 90 si percepiva un sentore di cambiamento e, se vogliamo di ridefinizione del trasporto pubblico locale, questo, soprattutto nelle grandi realtà aziendali, come a Milano per fare un esempio . Come molti sapranno, il tpl, attinge a fondi pubblici per espletare il servizio, sia esso fornito da municipalizzate sia esso fornito da privati . Le decisioni dei Governi con i decreti legge, che si sono succeduti negli anni novanta, hanno approvato senza remore il concetto di ” liberalizzazione e gare ” tra privati per l’esercizio di linee sino a prima di dominio pubblico . Questa scelta/imposizione della politica in continua evoluzione peraltro, ha portato il sindacato ad essere attaccato da più fronti, quindi dalle leadership aziendali, dalla stessa politica, anche locale e non certo comunitaria e popolare e dalla demagogia in parte comprensiva nei piazzale all’interno dei depositi . Il concetto di “pubblico” ( trasporto pubblico) e l’assenza nelle gerarchie di comando del settore di un limite di decenza anche morale ed etico, ha permesso interessi di parte e non per ultimo forme di clientelismo . In un periodo di ricchezza nazionale, tutto ciò non veniva percepito dalla popolazione e dai lavoratori, mentre successivamente, con l’introduzione anche della drastica spending review, i problemi sono sorti e come se sono sorti . L’organizzazione portavoce delle aziende, Asstra e Anav, il più delle volte formate da dirigenti delle municipalizzate, favorivano spesso aziende pubbliche a discapito delle private, anche e soprattutto in tema di qualità lavorativa dei conducenti, originando cosi conducenti di classe A e B . Oggi per effetto di una legge di Governo, un Decreto legge per intenderci, si stabilirà che entro il 2018 che lo Stato e quindi i comuni, non potranno più possedere percentuali di interesse nelle aziende in generale . Tutto questo ha effetto sia per la riduzione dei costi ai comuni, sia per quell’ ottimizzazione verso l’ utilizzatore del mezzo pubblico che ormai pretende un servizio ” europeo” . Protestare e rivendicare diritti e contrattazioni è d’ obbligo sempre, cosi come la concertazione ma, a mio avviso, voci fuori dal coro a volte spezzettano la categoria, tagliando il potere contrattuale e impedendo un percorso tattico e unitario di vitale importanza per tutti noi autoferrotravieri e noleggiatori; attualmente infatti si danneggia solo l’ utenza senza risultati tangibili per noi . Credo sia più puntuale e strategico muoversi nella’ ottica di formare una nuova ed europea rappresentanza delle problematiche e di categoria . Se ci pensiamo bene questa potrebbe diventare davvero una salvezza futura . Diversamente dal mio pensiero, credo che ci sia solo l’uscita dall’Euro ma, accompagnata da troppi ma . Con le giuste trattative mirate ad avere solo lavoratori di serie A, ci saranno gli autisti, autoferrotranvieri o noleggiatori che lavoreranno insieme nello stesso bacino d’utenza, cosi come accade in Europa e nel mondo. A cambiare sarà solo il nome della società sulla camicia azzurra per intenderci ma per tutti gli stessi diritti e remunerazione, orari eccetera. Quali i vantaggi? Credo siano nella meritocrazia, nei giusti diritti ed anche in una remunerazione europea fuori dagli attuali schemi ed anche nella possibilità senza pregiudizio di essere assunti dai vari gruppi interscambiandosi . Solo un trattamento uguale per tutti puo’ riattivare a pieno regime la comune unita’ di categoria . Per far tutto ciò però, lo Stato, dovrà costare meno e richiedere meno tasse alle aziende le quali potranno pagare di più i propri dipendenti .

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