di Gianluca Celentano, conducente bus

Aprire un focus sugli autisti dell’ATM – Azienda Trasporti Milanesi non è semplice. È necessario uscire dai panni dell’autista per cercare di essere obiettivi e comprendere una realtà complessa, in cui le responsabilità istituzionali dell’azienda si scontrano con le rimostranze dei suoi conducenti.

L’efficienza al bivio

L’ATM è un esempio di efficienza, sia in Italia che a livello internazionale, nonostante si possa criticare le attese alle fermate o i costi dei biglietti. Ciò detto, l’azienda sembra trovarsi metaforicamente sotto scacco di decisioni politiche obbligate, risorse limitate, rapporti sindacali e, soprattutto, la crescente carenza di conducenti. Le problematiche non risiedono tanto nella qualità organizzativa dell’ATM, quanto nel mantenimento di un livello di efficienza che genera insoddisfazione all’interno delle rimesse.

Nei piazzali milanesi, nonostante un clima di omertà e il divieto assoluto di fare dichiarazioni alla stampa, ho atteso che i conducenti finissero il loro servizio per poter parlare con loro da “cittadini liberi”. Questi autisti, spesso ignorati dal grande pubblico, mi hanno rivelato il “lato oscuro” del loro lavoro. Molti descrivono un ambiente caratterizzato da una sorta di “terrorismo psicologico” – testuali parole – e da una diffusa mancanza di motivazione, che contribuiscono al fenomeno del “job hopping“, il continuo cambio di lavoro.

Ho ascoltato una decina di interventi, alcuni confusi, altri pieni di rabbia, altri ancora carichi di speranza. L’Atm è un’azienda che corre veloce verso il progresso e l’innovazione, forse troppo rapidamente rispetto quella mentalità “conservatrice” del posto fisso ancora radicata. Forse, però, esiste anche un distacco, o una discutibile comunicazione con i soggetti più coinvolti nel funzionamento dell’Azienda: i conducenti. Di recente, le RSU hanno inviato un messaggio agli autisti, invitandoli a richiedere un cambio di linea all’ultimo momento per il mese di agosto. Come già accaduto, infatti, due turni saranno assegnati a un altro vettore nel mese di settembre. L’organizzazione sindacale si chiede perché comunicazioni così fondamentali per l’equilibrio tra lavoro e vita familiare non vengano più trasmesse con il dovuto anticipo, come avveniva in passato.

Cancellata l’unità

Secondo i dati ufficiali, l’ATM impiega 7.678 dipendenti nei ruoli operativi su un totale di oltre 9.500 lavoratori. Tuttavia, gli autisti che ho avuto modo di avvicinare conoscono direttamente solo una trentina di colleghi, ovvero quelli che lavorano sui turni della stessa linea fissa. Le vere amicizie sono poche, e i rapporti tra colleghi sono diventati più frammentati rispetto al passato. I tagli alle spese hanno ridotto le occasioni di socializzazione, alimentando un clima di individualismo che genera tensioni e crea allontanamento.

Tutto si gioca in rimessa, anche con i sindacati

Nelle rimesse, il ruolo del responsabile, comunemente noto come ispettore, è spesso oggetto di critiche, specialmente riguardo alla gestione di permessi e ferie. Sebbene il compito dell’ispettore sia garantire la continuità del servizio a tutti i costi, questo aspetto – a quanto pare – viene spesso frainteso o ignorato. Stando a quanto raccolto, una pratica diffusa sarebbe quella di cercare di ingraziarsi l’ispettore con regali o favori personali, una sorta di “lascia passare” che, secondo la percezione culturale di molti, faciliterebbe il contesto lavorativo in ATM. Chi non si adatta a queste dinamiche potrebbe affrontare difficoltà. Il diffuso scetticismo sulla meritocrazia alimenta il malcontento, poiché molti dipendenti si sentono considerati solo come numeri. Un tempo, quando i dirigenti provenivano dal mondo della guida, c’era maggiore comprensione verso i problemi degli autisti.

Anche i sindacati non sfuggono alle critiche. Alcuni autisti li accusano di essere da anni complici del peggioramento delle condizioni di lavoro, benché essi stessi siano vittime di politiche impopolari.

Il rapporto con i passeggeri è un’altra fonte di tensione, al punto che alcuni autisti preferiscono cambiarsi d’abito per evitare possibili provocazioni. La mancanza di tutele e la crescente necessità di assistenza legale personale durante il servizio contribuiscono alla sensazione di insicurezza. Questo è quello che riportano molti conducenti della partecipata milanese.

Speranze e futuro

Per migliorare la situazione e trattenere il personale, le richieste sono chiare: salari netti più alti, maggiore rispetto per il ruolo, e il ripristino dei benefici conquistati in passato. Inoltre, il futuro di ATM, un’azienda né ingenua né incompetente, è strettamente legato alle gare per la gestione del trasporto pubblico locale, che aggiungono ulteriori incertezze per i dipendenti. In questo contesto, dove il tpl avrà un ruolo cruciale per il futuro, ci si chiede se il mantenimento a gestione pubblica (SpA unipersonale), ma con competenze regionali, possa rappresentare la soluzione contro i colossi internazionali del settore.

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