Testo di Gianluca Celentano,
video di Roberto Merlini

Entrare nelle problematiche quotidiane della professione di autista non è certo semplice tuttavia, se sinora ci siamo concentrati sulle diverse fasi del mestiere, non possiamo fare a meno di affrontare anche quelle questioni che si presentano nella vita reale, su strada, nel corso di un’attività che non è solo di guida come molti pensano.

Con il contributo di diversi colleghi ho suddiviso in tre capitoli alcuni aspetti della professione evidenziando i nodi che rendono più difficoltoso il trasporto collettivo su gomma. Il mio scopo? Proporre alcuni spunti di riflessione e cercare possibili soluzioni.

Costi della patente a parte, uno dei motivi che probabilmente rendono scettici sulla convenienza del mestiere risiede nella facilità di subire sanzioni amministrative – multe – penalizzanti per la patente. Con questo non sto sostenendo che il conducente professionista sia esente da difetti e non debba essere multato, ma che sarebbe opportuno una tolleranza verso i punti patente ampliando la sinergia tra istituzioni e organizzazioni di settore.

I controlli

Oltre ai controlli da parte delle pattuglie, c’è il programma Roadpol, la cooperazione tra le polizie stradali europee sorta per volontà dell’UE, che prende il nome di campagna “Truck & Bus”. Naturalmente è giusto che un qualsiasi paese civile intervenga per ridurre le vittime sulla strada, ma è bene sottolineare che i principali imputati di molti comportamenti a rischio non sono i conducenti professionisti, ma un’ampia parte degli altri utilizzatori delle strade.

Si dovrebbero tenere in maggiore considerazione le finalità e i benefici di un viaggio collettivo con un bus mentre non si dovrebbe dimenticare che il conducente, che non è a spasso per i fatti suoi, è legato a tempistiche di servizio ben distinte dall’automobilista. I cronotachigrafi digitali hanno permesso di migliorare molto la qualità professionale offrendo già di per sé un metodo scrupoloso per i controlli.

I limiti

Velocità, imprudenza e distrazione sono le cause determinanti di situazioni a rischio, ma sono anche elementi che gli autisti conoscono bene e non possono prendere alla leggera come invece capita agli altri utilizzatori della strada. Escludendo le postazioni di rilevamento in punti realmente critici, sono centinaia le località dove si susseguono con frequenza quasi persecutoria i rilevatori di velocità sanzionatori, posti su tratti rettilinei e con ampia visibilità. L’aspetto disorientante è legato a limiti ben al di sotto di quelli previsti dal CdS o peggio alla continua oscillazione degli stessi su estensioni di pochi chilometri. In questi casi sotto la lente, oltre a un limite imposto fuori da ogni logica, ci sono le indicazioni dei rilevamenti, spesso poco (o per nulla) visibili, oppure eccessivi tanto da creare un’inevitabile deconcentrazione al conducente.

Il velato invito a trasgredirli appare quasi l’elemento principale rispetto alle finalità di prudenza e sicurezza, come avviene invece in altri stati Ue come la Germania. E’ bene ricordare che i moderni equipaggiamenti di sicurezza e di ausilio dei bus – come i rallentatori – rendono le prestazioni e la stabilità dei bus  addirittura uguali o superiori alle moderne autovetture, collocando i torpedoni insieme ad aerei e treni i vettori più sicuri in assoluto.

Il mostro mediatico

Anche per una buona dose di ipocrisia, la società è portata senza troppo garantismo a cercare un capro espiatorio persino nelle vicende legate a drammatici incidenti stradali. Spesso i mezzi pesanti diventano responsabili di comportamenti sconsiderati, rimanendo più in vista nelle notizie social per suscitare un riverbero mediatico.

In base a come è posta una notizia si può indirettamente far intuire chi sia la vittima e chi il carnefice. Come esempio propongo la stessa notizia presentata scambiando due parole: “Sono numerose le vittime dell’incidente che ha visto un grosso autobus coinvolto.” oppure: “Sono numerose le vittime dell’incidente che ha visto coinvolto anche un grosso autobus”.  
L’abitudine di fare di tutta l’erba un fascio è un costume fuorviante che può minare la fiducia.

…segue con le testimonianze…     

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