Partono le gite scolastiche: serve insegnamento, non buonismo
di Gianluca Celentano, conducente bus Siamo ormai vicini alla ripresa del periodo delle gite scolastiche, un appuntamento fisso e un’opportunità per le società di autoservizi seppur un po’ “traumatica” per gli autisti. Con le scuole a bordo il conducente diventa il cocchiere; s’intonano cori con ritornelli del tipo: “Se facciamo l’incidente…”. Un aspetto che ci […]
di Gianluca Celentano, conducente bus
Siamo ormai vicini alla ripresa del periodo delle gite scolastiche, un appuntamento fisso e un’opportunità per le società di autoservizi seppur un po’ “traumatica” per gli autisti.
Con le scuole a bordo il conducente diventa il cocchiere; s’intonano cori con ritornelli del tipo: “Se facciamo l’incidente…”. Un aspetto che ci sta vista la giovane età, ma non certo di buon auspicio, seppur i veri problemi siano altri. In molto casi i colleghi sul piazzale puntano il dito contro docenti, i quali non riescono o non vogliono (non possono?), imporre comportamenti educati ai giovani alunni.
L’autista incompreso
L’aspetto più inquietante e frustrante è quando un genitore senza nessuna competenza in materia di mezzi pesanti o normative, si piazza davanti all’autista, magari con il preside della scuola, domandandogli dettagli tecnici sulle condizioni del torpedone. Ma non per una mera e sana curiosità tecnica, ma con l’atteggiamento dell’accertatore.
Poi c’è il viaggio e qui le cose vanno a fortuna. Magari si tratta di una scolaresca composta e relativamente silenziosa (molte lo sono in realtà). In diversi casi i passeggeri sono giovani agitati che scambiano l’autobus per un parco divertimenti e un cestino dei rifiuti. Ho visto foto impressionanti scattate dai colleghi, e anche a me qualcosa è capitato in passato. La cosa peggiore da sentirsi dire da un docente quando le classi superano i limiti della buona educazione è: “Deve capire che sono giovani e dopo qualche ora seduti si agitano”. Io credo che il professore sia il soggetto più imbarazzato quando fornisce giustificazioni così assurde. Infatti le soste non mancano nelle gite e se il trasferimento fosse in aereo, le cose andrebbero molto diversamente…
Danni e sicurezza
Poi c’è da mettere in preventivo i danni, tipo: tendine strappate, gomme da masticare sulla moquette, sedili imbrattati di cibo, ritardi assurdi, prese usb rotte e così via. Anche flash e lampadine dei cellulari sono molto pericolosi oltreché fastidiosi, soprattutto di sera. Infatti la luce emessa viene riflessa sul parabrezza dell’autobus celando eventuali ostacoli sulla carreggiata. Per questo motivo le luci notturne di un bus – le uniche permesse internamente durante la marcia di sera -, sono di un colore non abbagliante, il blu.
Nelle piccole società è il nostro caro e incompreso autista che deve ripulire il bus per il servizio successivo. Per lui significa rientrare a casa più tardi portando con sé amarezza e delusione.
Varrebbe la pena nell’ottica di regole condivise per i vettori, che prima della gita il titolare dell’autoservizio, magari in webinar, incontrasse docenti e alunni spiegando il perché di certe regole nate per la sicurezza, in cui rientra anche il comportamento educato a bordo.
Associazioni in cattedra
Quindi, quando ci domandiamo il perché i giovani non scelgano questa professione, forse la risposta non è troppo articolata da comprendere. L’educazione e la scuola hanno un ruolo fondamentale e non vanno fatte decadere. Credo che comparto e associazioni, alla luce della demotivazione verso la professione, punteranno (me lo auguro) anche nel far conoscere al pubblico e alle scuole l’utilità del viaggio collettivo su gomma, delle sue regole e sulla figura cruciale del conducente per un viaggio sereno. Anche per lui.