di Gianluca Celentano, conducente busì

Sul periodico L’Espresso c’è un articolo che facilmente si può collocare fra le problematiche del nostro comparto. A scriverlo è Giuseppe Morici, manager vicepresidente del Gruppo Feltrinelli, diverso dai consoni stereotipi apicali: ci ha visto lungo e giusto, affermando sostanzialmente che: “In un momento in cui il modello capitalistico industriale va rivisto, servono i filosofi a capo delle aziende, non gli economisti.”  Forse il tono è un po’ polemico ma è vero che è venuto meno l’esercizio di pensare. Un concetto peraltro ripetuto spesso anche dal prof. Umberto Galimberti in diverse sue comparse tv.

Cosa sostiene

Giuseppe Morici mette in luce che l’attuale sistema consolidato nel fare profitto è collassato, serve avvicinarsi ai valori delle persone. Un presagio alla meritocrazia ma anche al valore di ogni singolo lavoratore, quindi anche degli autisti. Ha lavorato in grandi gruppi convinto di incontrare consapevolezza sui diritti e sulle regole, ma anche nelle piccole società convinto di trovare spazio per le idee e osservando invece le problematiche di quelle grandi. Delusioni che aprono alla riflessione. Nel suo libro pubblicato da Feltrinelli, “Crescere è una cosa da grandi” sostiene che esistono aziende piccole che si pongono domande grandi e aziende grandi che si pongono domande piccole.

Continua sostenendo, e non posso che fare un parallelo con la nostra realtà, che “ci sono aziende piccole dove si respira l’aria fresca di montagna e altre dove non si respira affatto, perché senza finestre”.

Un lavoro che valorizzi

Morici aggiunge che non contano i fatturati, perché a fare la differenza è l’essere in movimento con una mentalità di crescita, un aspetto che abbiamo trattato spesso come necessità per il comparto. Serve uno sguardo rivolto al mondo che cambia, una mentalità aperta, e la capacità di gestire la comunicazione fra le persone con fluidità. Un benessere condiviso che oggi è ancora lontano da noi se vogliamo far nostro questo pensiero. I giovani di oggi, si legge nell’anteprima, non sono più disposti ad accettare un certo tipo di leadership nel lavoro, dove osserva una crisi sociale legata al senso del soggetto, cioè il lavoratore.

Conclusione

Insomma, oltre al mero interesse è necessario fare i conti con il futuro, comprendendo un buona volta per tutte, che gli autisti sono cambiati e cambieranno sempre più: non sono più disposti a essere solo gli esecutori, in molti casi ignari, dei soli interessi aziendali. Servono prospettive di crescita e un comparto dinamico e interconnesso possibilmente privo di rivalità. Usando le parole di Morici: serve essere grandi!

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