Mobility pricing, le tariffe orarie non convincono la Svizzera
In Italia siamo abituati a pagare il biglietto dei mezzi pubblici con una tariffa fissa che, con una durata che può variare da città a città, consente di viaggiare su tutta la rete di trasporti a livello locale a prescindere dall’orario in cui si utilizzano i mezzi di trasporto pubblico. Non è così però in […]
In Italia siamo abituati a pagare il biglietto dei mezzi pubblici con una tariffa fissa che, con una durata che può variare da città a città, consente di viaggiare su tutta la rete di trasporti a livello locale a prescindere dall’orario in cui si utilizzano i mezzi di trasporto pubblico. Non è così però in molte città europee, dove è in vigore una tariffazione oraria che viaria in base alla domanda, per cui chi viaggia nelle ore di punta paga di più rispetto a chi utilizza i mezzi in fasce orarie con minore frequenza. Questa pratica prende il nome di mobility pricing ed è recentemente finita sul tavolo dell’Unione dei Trasporti Pubblici (UTP) della Svizzera, il cui Direttore si è apertamente schierato contro. Secondo Ueli Stückelberger, il mobility pricing penalizza chi è costretto a viaggiare nelle ore di maggior traffico e impedisce di ripartire al meglio i viaggiatori sull’intera rete. Il Direttore dell’UTP svizzero si è fatto avanti dopo la decisione del Consiglio federale elvetico che prevede prevede tariffe differenti in base all’orario di partenza. Stückelberger ha infine ricordato che lavoratori dipendenti e studenti non posso scegliere il momento in cui utilizzare i mezzi pubblici e la nuova norma creerebbe condizione non eque per tutti i viaggiatori svizzeri.