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Fai, Anav e Maroni. Il triangolo che «non avevo considerato»? Pare proprio di sì. Sulla normativa lombarda che da febbraio 2017 (ma si sapeva dal dicembre 2014) introdurrà il tetto dei 15 anni di anzianità per gli autobus da noleggio con conducente è piena bagarre. Da una parte la Federazione autonoleggiatori italiani (Fai, appunto), che proprio non ne vuole sapere. Dall’altra c’è Anav, che spinge per l’applicazione senza deroghe della norma, volta a ridurre l’inquinamento. In mezzo il presidente della Regione, che ancora non si è pronunciato.

Mille autobus sarebbero fuorilegge

La Fai nei giorni scorsi ha alzato l’allarme e annunciato di aver formalizzato un ricorso al Tar. «Le aziende rischiano il tracollo», ha sottolineato in una nota il presidente Francesco Artusa, specificando che la trattativa con la Regione è aperta. Secondo i calcoli dell’organizzazione, che riunisce oltre 600 operatori del settore, oltre mille autobus delle 350 aziende lombarde saranno messi fuori mercato. «Gli autonoleggiatori lombardi sono già alle prese con la crisi prolungata del settore e non possono essere ulteriormente penalizzati da una evidente alterazione dei meccanismi della libera concorrenza a tutto vantaggio delle aziende che hanno sede nelle altre regioni», ha proseguito Artusa. Anav in compenso è un grande sponsor della misura: «Regione Lombardia richiede alle imprese lombarde uno standard qualitativo elevato. Questo implica un investimento consistente per le imprese, ma anche benefici immediati per la sicurezza delle persone che da tanti anni scelgono di viaggiare con i nostri autobus e per l’ambiente», è il commento di Fabrizio Laudi, vice presidente di Anav Lombardia con delega all’innovazione, ambiente e sicurezza.

Per Anav la Lombardia dev’essere d’esempio

Secondo l’organizzazione di categoria, anzi, occorrerebbe porre rimedio ad alcune scappatoie concesse dalla legge, che «presenta lacune che rischiano di vanificarne l’efficacia». Ci si riferisce, specifica la nota diramata ieri, alla deroga all’età massima per le imprese con un solo autobus, norma introdotta per non penalizzare le micro imprese a conduzione familiare, che secondo Anav rischia di essere utilizzata da alcune imprese più grandi per eludere la norma, trasferendo il proprio parco mezzi in un numero di imprese mono-vettore costituite ad hoc. Insomma, Anav ha le idee ben chiare: «Chiediamo a Regione Lombardia di completare il percorso intrapreso due anni fa – sempre Laudi -, estendendo l’applicazione del regolamento a tutte le imprese che operano sul territorio lombardo e allineando i servizi scolastici (compresi gli scuolabus) ai medesimi livelli di sicurezza e qualità disposti dal regolamento». Inoltre, si auspica che «anche le altre regioni seguano l’esempio della Lombardia». Ora si attende la mossa del Pirellone.

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