Senza autobus, niente turismo. O quasi. Il ruolo che riveste il trasporto collettivo su gomma è fondamentale non solo per il trasporto pubblico locale, ma anche per la visita delle tante meraviglie d’Italia. E sarebbe un (doppio) peccato mortale mettersi il bastone tra le ruote…

Autobus e turismo, è un binomio rodato e che funziona. Il trasporto su gomma ricopre un ruolo fondamentale sia in alcuni segmenti turistici sia per percorrere il cosiddetto ‘ultimo miglio’, rendendo possibile l’accesso agli aeroporti o le escursioni ai crocieristi. 

Nel recente passato, prima della pandemia, l’autobus ha ottenuto risultati quasi equiparabili a quelli del treno tra le modalità di ingresso di turisti stranieri in Italia. Considerando la capacità di spesa di chi viaggia a bordo di questo mezzo, che non è inferiore rispetto ad altri profili, e le potenzialità derivanti dai pagamenti contactless e dalle sinergie territoriali che sfociano nelle card turistiche, è facile intuire che l’utilità dell’autobus nel turismo sia maggiore di come la si immagina. Ed è proprio questo che il professore Paolo Beria (laboratorio Traspol del Politecnico di Milano) ha voluto dimostrare con l’elaborato ‘Verso una strategia nazionale per il trasporto con autobus e turismo’ presentato all’ultima edizione di Next Mobility Exhibition. 

L’autobus, pilastro del turismo

Lo studio, come anticipato, vuole provare l’importanza del trasporto via autobus all’interno del settore turistico. Per decretarne il peso si parte da un dato generale: gli ingressi dei turisti internazionali nel ‘Belpaese’, che nel 2022 hanno raggiunto quota 75 milioni, un volume significativo che descrive la ripresa dopo l’arresto provocato dall’emergenza pandemica, sebbene i numeri siano ancora al di sotto della punta record del 2019 pari a 96 milioni di turisti stranieri. 

Tanti o pochi, hanno tutti un tratto in comune: per raggiungere la propria destinazione utilizzano mezzi di trasporto.  In termini assoluti, automobili e aerei sono i modi di spostamento largamente dominanti. Nella classifica generale legata agli ingressi dei turisti stranieri (solo passeggeri) il torpedone impatta nel 2022 per lo 0,7 per cento. In passato, nel 2019, prima degli sconvolgimenti del Covid-19, era invece riuscito a guadagnarsi l’1,7 per cento. «Se ci limitiamo al trasporto pubblico terrestre – ha spiegato Beria – i bus (annualità 2018 e 2019) sono quasi perfettamente comparabili con il trasporto ferroviario: circa 1,5 milioni di ingressi/anno ciascuno». Le ripartizioni delle quote sono però cambiate nel 2022, a favore del ‘ferro’ che ha conquistato 76,6 per cento nei confronti della ‘gomma’, ferma a 23,4 per cento, anche se poi bisognerà attendere il naturale riassestamento dei flussi post pandemia dei prossimi anni per un quadro più veritiero.

Il peso dello straniero

Alla base delle motivazioni dei turisti stranieri (anno di riferimento 2019) che privilegiano il trasporto con autobus piuttosto che altre forme ci sono svago e vacanze (3 per cento), motivi religiosi e pellegrinaggi (3,9 per cento), studio e corsi (1,6 per cento) e transito (2,0 per cento). 

L’analisi entra ancora più in dettaglio, rilevando le caratteristiche dei principali utenti per classi di età. Nel 2019 «il bus è il modo preferito per gli over 65 e la sua utenza solo per il 21 per cento è costituita da under 45 – chiarisce Paolo Beria -. L’aereo sta all’estremo opposto: 71 per cento under 45». Ma nel 2022 la distribuzione anagrafica del bus appare completamente stravolta: si è allineata a quella degli altri vettori con picchi nella fascia 35-44 e 45-64. In questo caso però il dato risulterebbe meno affidabile poiché il campione intervistato è pari a 1/3. Ma quali sono le mete più gettonate? Le destinazioni italiane dove il pullman è un mezzo di ingresso statisticamente significativo sono concentrate nel Nord Est. 

Tpl e lunga percorrenza

Risulta difficile «quantificare l’utilizzo complessivo del trasporto pubblico locale e del tpl con bus in particolare da parte del sottoinsieme dei viaggiatori per motivi legati al turismo». Non ci sono statistiche in merito che corrono in aiuto. Ma attraverso la letteratura è possibile capire quali siano le determinanti relative all’utilizzo o meno del tpl e dell’apprezzamento dello stesso da parte dei turisti. Se ne individuano cinque: età, genere, motivo della visita, durata e modalità di accesso. 

L’identikit del viaggiatore sul tpl

Per sommi capi, dunque, hanno maggiore probabilità di usare i trasporti pubblici: i visitatori giovani; le donne, che tra i due sessi figurano le più propense; chi fa visite prolungate, chi non si reca da familiari e amici e chi in generale non viaggia in gruppi familiari, perché in questi casi emerge una preferenza verso l’automobile anche per una questione di suddivisione dei costi. 

Infine, «l’uso del trasporto pubblico per raggiungere la località turistica è poi positivamente correlato con l’uso del tpl nel resto della vacanza». Tracciati i contorni, è la volta di capire cosa apprezzano i turisti del tpl. Sicuramente le informazioni chiare, ricevute tramite canali tradizionali come uffici del turismo, internet e alberghi; la facilità d’uso, che si ricollega al punto precedente e che ad esempio deve rendere comprensibili percorsi e interscambi; la frequenza delle corse, anche se poi gli spostamenti vengono svolti fuori dagli orari di punta. E poi ancora le tariffe e il comfort, che tiene in considerazione la pulizia di luoghi e mezzi e lo spazio a disposizione durante il viaggio. 

Le differenze di percezione del tpl da parte dei turisti sono determinate da elementi culturali e dalla qualità del servizio nella destinazione turistica ma, «indipendentemente dal paese, il trasporto pubblico è considerato l’elemento più importante della mobilità turistica, più di taxi e simili e dei noleggi». A tal proposito, una recente indagine su 687 turisti nella città di Roma evidenzia come il tasso di utilizzo di bus e tram tra turisti e abitanti locali sia tra loro comparabile.

Sinergie e pagamenti

In relazione a tpl e turismo locale esistono due grandi prospettive che potrebbero serrare ancora di più ‘l’unione’ e migliorarla. Si tratta della creazione di soluzioni integrate con altre attività all’interno di un territorio di riferimento, come le card turistiche (esistono già diversi casi di successo come in Trentino, Parigi e Vienna), e la possibilità di pagamento contactless, ai tornelli della metropolitana come all’obliteratrice dei bus. 

In molte città italiane, tali tecnologie sono già attive: la carta di credito diventa il ‘passepartout’ della mobilità, abolendo gli altri supporti fisici, come il biglietto. Tra l’altro, grazie a questo sistema quasi sempre viene introdotto un meccanismo di best-fare, attraverso il quale l’utente non dovrà preoccuparsi di acquistare la tariffa più adeguata alla visita ex ante. Nel 2022 avevano attivato il servizio 22 città nostrane e ciò rende l’Italia il Paese europeo con maggior numero di cittadini che possono accedere ai servizi di trasporto attraverso pagamento contactless Emv. 

In tutto questo c’è sempre da tenere a mente che l’autobus è anche il mezzo dell’ultimo miglio, ovvero quello a cui il turista si appoggia per raggiungere la meta partendo dal terminale dello spostamento principale. In particolare, risulta strategico per l’accesso agli aeroporti e per le escursioni delle crociere. Da ogni angolo lo si guardi, l’autobus appare fondamentale per il turismo e andrebbe ulteriormente valorizzato. D’altronde senza il primo il secondo non esisterebbe o quantomeno sarebbe completamente diverso.

Maurizio Zanoni

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