di Gianluca Celentano, conducente bus

Se dobbiamo spostarci, inutile negarlo, il mezzo preferito è l’automobile. È assurdo colpevolizzare gli automobilisti – che hanno il diritto di circolare -, semmai diventa un vero problema educare il traffico. Non è chiaro se siano aumentate le auto nelle città a fronte delle soppressioni di linee bus per la carenza di conducenti, ma sicuramente il nodo principale risiede nel mancato rispetto delle regole e nell’eccessiva frenesia. Ormai siamo abituati a premere un tasto per avere tutto e subito, e questo ci condiziona anche nei rapporti con il traffico oltre che in quelli sociali.

Auto, inseparabile amica

Alla luce di questa considerazione, serve analizzare il perché dell’automobile come mezzo preferito. In tutti i confronti, l’auto risulta la prescelta nei medi collegamenti, essendo un prolungamento su ruote della nostra dimora. Non ci sono orari, si mantiene la privacy ed è relativamente veloce. Quando arriviamo a destinazione, basta un navigatore per trovare un indirizzo. Ma c’è il rovescio della medaglia che tutti conosciamo: i costi, la mancanza di parcheggi, i rischi e lo stress.
Il concetto futuristico di mobilità collettiva su bus come potrà conquistare una buona fetta di automobilisti? Strano ma vero, ritengo che sotto esame andrebbero messi gli sleeper bus. Qui da noi gli sleeper bus sono ancora un tabù, mentre gli allestimenti interni dei bus per le società sportive sono una realtà avvincente da analizzare.

Collegamenti esclusivi con bus speciali

A conti fatti, fra un viaggio in auto senza particolari necessità di tempo e un biglietto VIP “in prima classe” su bus, la convenienza premia sicuramente il torpedone appositamente modificato. Di sleeper bus ne esistono di diversi tipi: con sole poltrone allungabili, con le brandine o con vere micro stanzette con video, connessioni Wi-Fi, prese da 220 volt, USB e due bagni nel corridoio. Si tratta però di far viaggiare su un due o tre assi 30 persone anziché 60. I costi vanno obbligatoriamente aumentati per la gioia dei low cost. 

La privacy è un elemento fondamentale, come i servizi a bordo. Itabus è stata la prima a installare distributori di bibite e cibo a bordo durante i viaggi sulle linee. Se entriamo su un bus dedicato alle squadre ciclistiche, come quelli che stanno scorrazzando al seguito dei ciclisti al Giro d’Italia, rimarremo colpiti dalle comodità, seppur studiate solo per una decina fra atleti e staff. Forni a microonde, schermi TV, divani panoramici per socializzare, poltrone girevoli, cucina, toilette tipo caravan e docce simili a quelle casalinghe.

Ampliare il parco bus grazie a finanziamenti mirati per la sostenibilità green e la riduzione del traffico, superando i protocolli che per ora ostacolano l’immatricolazione di queste tipologie di bus su linee e noleggio, potrebbe segnare una svolta epocale del trasporto su autobus, migliorando di conseguenza la vita dell’autista.

Rivoluzionare non deve intimorire

Se il viaggiatore è “coccolato” e intrattenuto, sarà sicuramente più comprensivo. La possibilità di utilizzare durante il viaggio, come avviene in aereo, gli spazi del bus, è un elemento giuridicamente vietato (e poco chiaro) se consideriamo che i passeggeri molto spesso non allacciano le cinture di sicurezza o si alzano all’insaputa del conducente. Partire di sera seduti su una comoda poltrona singola per entrare dopo poche ore in una cuccetta con tutti i comfort, risvegliandosi riposati a destinazione, è di per sé un’alternativa quantomeno da testare anche qui in Italia. Magari con un pacchetti mirati con il tpl del posto o i rent e car.

Si tratta di analizzare una concorrenza fra tipologie di mezzi – treni, aerei e bus – all’insegna della sicurezza sulle strade, il minore stress, il minor impatto ambientale, facendo scegliere all’utilizzatore se socializzare a bordo o mantenere la propria privacy. Un’offerta di questo tipo deve per forza premiare economicamente il comandante del bus, l’autista, rivendendo i reali ricavi del vettore in caso di franchising.

Insomma, avere in campo opzioni low cost o di linee vip class, seppur possa suonare un po’ “classita” l’idea, può aprire anche a scelte lavorative differenti e interessanti per il conducente, incrementare i posti di lavoro nel backstage dell’assistenza,  influenzare un metodo e un cambiamento nel comparto, obbligando le amministrazioni ad adeguarsi con spazi e servizi per autisti e autobus. Oggi non siamo messi bene in troppe località.

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