L’élite della mobilità del futuro saranno i conducenti: serve cancellare reticenze e interessi
di Gianluca Celentano, (conducente bus Non è assolutamente vero che il nostro lavoro è finito, anzi si sta preparando a una metamorfosi – per quanto sia già iniziata – che lo renderà una professione cruciale per lo spostamento interattivo e sostenibile di milioni di persone. Servono però tante risorse economiche per migliorare la vita di […]
di Gianluca Celentano, (conducente bus
Non è assolutamente vero che il nostro lavoro è finito, anzi si sta preparando a una metamorfosi – per quanto sia già iniziata – che lo renderà una professione cruciale per lo spostamento interattivo e sostenibile di milioni di persone.
Servono però tante risorse economiche per migliorare la vita di conducenti e utilizzatori di strade e autostrade e di questo la Ue deve convincersi definitivamente, tenendo anche conto della morfologia del territorio.
L’esercizio più complicato è lasciarsi alle spalle il mestiere dell’autista per come ci è stato tramandato e riportato. I punti critici sono due: il timore di abbandonare la vecchia strada e le nuove tecnologie che rendono e renderanno sempre più l’autista una sorta di tecnico specializzato. Fra gli ostacoli attuali c’è la difficoltà di ottenere salari adeguati, un problema che colpisce tutti i settori produttivi con il risultato che molti giovani cercano la stabilità all’estero…
Le pressioni di qualche realtà…
Certe abitudini dovranno necessariamente tramontare a favore della qualità, ma non si può far finta di non vedere che un rinnovamento ci ha già raggiunto: l’informazione. Anni addietro l’informazione non era affatto incoraggiata: meno l’autista sapeva (e parlava), meglio era per tutti. Oggi, grazie alla facilità di informarsi e allo sviluppo culturale che rappresenta il progresso in una società civile, ogni conducente non è lasciato solo e, quantomeno, è in grado di farsi una sua idea.
A rendere complicata e lunga la metamorfosi che sta avanzando vi è tuttavia la politica che per troppi anni non si è preoccupata abbastanza di assicurare benessere e dignità al lavoro. L’atmosfera ideale per creare convincenti fake news sui social, studiate ad arte per stimolare la rabbia e annebbiare il ragionamento.
Occorre quindi ragionare ed essere calcolatori anche del nostro destino lavorativo, comprendendo che l’astensione privilegia spesso ciò che non vogliamo, e non cancella i malumori. Generalmente a farla franca e sporca è il prepotente.
L’evoluzione tecnologica degli autobus e delle infrastrutture interconnesse renderà intelligenti e in molti casi autonomi i veicoli, i quali comunicheranno fra loro sotto la nostra supervisione. Lo sforzo maggiore per adeguarsi al futuro potrebbe arrivare dalle piccole società, non solo per una questione economica, ma soprattutto di mentalità.
Potrei citare l’abitudine nello sdoganare diverse mancanze sulla manutenzione che qualche piccola società è ancora certa di seguire, convinta magari di essere più furba della maggioranza dei vettori. Ma non cerco la polemica e sarà il buonsenso degli autisti a creargli il vuoto intorno.
Mentalità diversa per gli autisti
Nelle tante interviste fatte ai colleghi, emerge sempre un modo di pensare che non si può ignorare: “Alla fine l’andamento di certe cose ci va bene così”. Un concetto che si riferisce ai quei colleghi che accettano condizioni lavorative ormai superate; altro aspetto che dovrebbe farci pensare.
Occorre evidenziare che la reticenza nel comparto è molto radicata, in parte perché è tramandata o culturale, in parte perché con le condizioni economiche attuali rappresenta un modo per sopravvivere e non addossarsi altri problemi. Tuttavia il fenomeno è visibile ed è probabilmente fra le cause dell’allontanamento dei giovani dalla professione. Anche per via della reticenza del personale, in diverse realtà si sono favoriti gli interessi individuali anziché collettivi; inoltre molte delle difficoltà nel trovare personale e modernizzare (e democratizzare) il comparto risentono di questo peso, come mi testimoniano svariati colleghi.
Quindi, guardando al futuro, sarebbe d’obbligo domandare ai conducenti: siamo mentalmente pronti a un cambiamento che ridisegnerà l’autista come l’élite della mobilità del futuro?
Chiedendosi successivamente e senza tanti giri di parole se anche le imprese che si lamentano per la mancanza di autisti siano disposte a rivedere regole e interessi. Quello che rincuora è conoscere molte piccole realtà che, pur fra mille fatiche, mantengono un’etica comportamentale impeccabile anche nei confronti dei loro conducenti.