di Gianluca Celentano                                                                (conducente di bus)

L’episodio del lussuoso torpedone Van Hool incastrato nel sottopasso di Rimini è sola una delle diverse spiacevoli situazioni cui può incorrere un autista di mezzi pesanti in Italia. Alcune volte (non sempre!) infatti buona parte del sinistro lo si può imputare a cause di scarsa segnaletica e infrastrutture non adeguate al nuovo codice della strada; un codice che va ricordato essere in vigore dal lontano 30 Aprile 1992 mentre più recente è stato ad esempio il recepimento della normativa in Italia che consente il transito degli autobus M3 con lunghezza di 13,50 o 15 metri.

foto di repertorio

foto di repertorio di un incidente accaduto in Francia

La spending review che detta la norma

D’altronde non è da stupirsi di certe mancanze alla luce soprattutto di un periodo di spending review che ha portato al collasso diversi comuni, i quali hanno dovuto a ragion veduta dare la precedenza ad altre priorità di spesa rispetto l’installazione di bandierine metalliche di limitazione al transito prima dei sottopassi. Girando sulle autostrade con i 12 metri, mi sono accorto anche di diverse corsie d’uscita dai caselli che si prestano più ai bus di 8 metri e non essendo preventivamente segnalata l’angusta uscita, lascio a voi immaginare cosa potrebbe capitare transitando con un moderno 15 metri. L’uscita per Savona porto è una di quelle.
Sono solo alcuni dei tanti esempi delle difficoltà che gli autisti di pullman (e camion) incontrano quotidianamente durante il loro lavoro, e se nelle metropoli è il traffico e la sosta selvaggia a minare la tranquillità del mestiere di linea, nel noleggio le incognite non si contano e spesso riportare a casa il bus senza neppure un graffio non è così semplice.

Solo l’occhio fa la differenza

Vai tranquillo ci passano tutti!”. Quante volte un autista si è sentito ripetere questa frase? Forse lo stesso numero di volte di chi non leggendo le paline orari domanda al buon autista “tra quanto parte?”. Ma solo l’esperienza e “l’occhio lungo” posso fare la differenza nel seguire il percorso più idoneo alle dimensioni dell’autobus. Spesso in rete osserverete immagini di autobus a tre assi incastrati nei tornanti, forse tagliati troppo presto e magari senza alzare precauzionalmente l’assetto; tutte situazioni che l’autista vive come un incubo e forse questi percorsi andrebbero segnalati con ancor maggiore visibilità, come per gli autovelox, visto i successivi costi pubblici per far intervenire i soccorsi.

Quante aziende offrono formazione ai conducenti?

Sono da elogiare tutte quelle aziende e piccole società che impongono un iter obbligatorio di formazione ai conducenti, sia di linea sia a coloro adibiti al noleggio. Seppur questa sia una professione, come diceva il mio anziano istruttore di linea signor Mezzanotti, dove si impara sempre anche nell’ultimo giorno prima della pensione, tranquillità contrattuale, passione, esperienza e sesto senso fanno la differenza sostanziale sul lavoro e sulla sua qualità.

L’augurio

Seppur già dichiarato diverse volte dalla politica, soprattutto dopo le alluvioni o incidenti ferroviari, la questione degli investimenti nel settore è sostanziale in special modo se si vuole essere a pieno titolo una nazione allineata agli standard europei. Consentitemi ancora di ricordare il dramma della precarietà e della disoccupazione dei conducenti over 40, e della loro difficoltà nel reinserimento al lavoro; una realtà sempre connessa agli investimenti e forse dalla miopia di politica e regioni nel voler affrontare il tema degli invisibili.

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