dott. Alfonso Sessa
Università degli studi di Salerno

Ogni km percorso ha, come possiamo immaginare, una sua considerazione, un suo valore; ad esempio il km percorso da un fedele per completare il cammino verso un luogo santo allo scopo di ottenere un’indulgenza, ha una considerazione diversa rispetto al km percorso da un pendolare per raggiungere il luogo di lavoro.

Questa considerazione, speculando a fondo, sembra estendersi, di fatto, anche alla strada, e di conseguenza ai mezzi di trasporto che la percorrono nonché all’arredo urbano che si sviluppa lungo la carreggiata o al tipo di attività proprio del muoversi su quel determinato percorso: si pensi per un’istante alla considerazione che gode un ciclista o un podista che fa centinaia di km percorrendo un passo delle Dolomiti o un tratto di Capo Nord, rispetto alla somma delle decine di km percorsi dal chiunque per poter fare, in modo ecologico, la spesa in città, o al semplice giretto domenicale sulla lungomare.

Cosa differenzia l’esperienza di viaggio?

Cosa, dunque, rende la considerazione riguardo la percorrenza di un tratto di strada, ovvero del soggetto che la percorre, differente rispetto ad un’altra e, in definitiva, determina una vera e propria discriminazione nella considerazione sul relativo sistema viario e del conseguente sistema di trasporto? Le risposte a tale quesito potrebbero essere la differente quotidianità, ovvero il periodo particolare dell’anno in cui ad esempio il pellegrino si reca al luogo santo rispetto al pendolare, la maggiore validità della motivazione quale ad esempio ottenere una particolare indulgenza rispetto al semplice guadagnare i soldi per vivere, o in ultima analisi, alla popolarità di cui gode il tratto che si va a percorrere (Abbey road, Santiago di Compostela, etc,…) rispetto all’ufficio situato in una via anonima di periferia. Pertanto appare ragionevole pensare che la quotidianità, la motivazione e la popolarità sembrino essere in una particolare relazione rispetto alla considerazione di cui gode il km che si va a percorrere.

Questo ragionamento, indubbiamente, determina una bizzarra deduzione: come mai il servizio di trasporto di pochi fedeli, turisti o semplici appassionati debba essere sicuramente più agevole di un servizio dedicato al t.p.l. di migliaia di utenti? In effetti non ha alcun senso, in quanto il bacino di utenza di un servizio di t.p.l. è sicuramente maggiore e di conseguenza più redditizio, rispetto alla piccola massa di viaggiatori che per fede o altre motivazioni si mette in viaggio; è come, per certi versi, pensare che un supermercato offra un servizio vendita che qualitativamente peggiora in base alla considerazione del numero, della quotidianità e della motivazione con cui ci si reca a fare la spesa.

Come spiegare quindi una scelta antieconomica che vedrebbe premiati, in termini di considerazione, così pochi clienti rispetto ad una così numerosa, quotidiana e stabile massa di utenti? Un primo approccio alla soluzione di tale interessante problema sembrerebbe, dunque, essere quello che, la considerazione del km percorso sia il risultato di una funzione le cui variabili corrispondano alla motivazione del perché lo si percorre, al periodo nel quale se ne effettua la percorrenza, ed infine alla popolarità del percorso stesso. Però è vero che ulteriori riflessioni possono contribuire ad accentuare questa inspiegabile difficoltà nel definire la corretta misurazione della considerazione del km percorso con un particolare servizio di trasporto.

L’esempio dell’aereo

A tale riguardo, pensiamo ad uno dei più recenti sistemi di trasporto realizzato nel nostro secolo: quello aereo: pur essendo una tra le ultime conquiste del genere umano in fatto di trasporti, è attualmente considerato il più efficiente sistema di trasporto in quanto gode del più sofisticato sistema di sicurezza riguardo il volo (ma non solo, si pensi agli organi internazionali preposti, corridoi aerei riservati, gli imbarchi presidiati, etc), pur essendo, ancora una volta, per numero di passeggeri trasportati, una frazione rispetto al numero di passeggeri del t.p.l.. Peraltro appare inoltre inspiegabile come anche l’aspetto evolutivo del progresso nei sistemi di trasporto possa contribuire, in modo controverso, a rendere ancor più evidente la diversa considerazione tra differenti sistemi di trasporto se solo ci soffermiamo a riflettere, ad esempio, sull’accuratezza con cui viene effettuata la manutenzione di un motore di un pullman che espleta un sevizio di t.p.l. rispetto a quella di un motore di un aereo di linea o al differente tipo di attenzione riservata alla qualità del servizio reso ai rispettivi passeggeri dei due differenti sistemi di traporto.

E le risorse economiche?

La difficile conclusione tende pertanto a sottolineare, ancora una volta, come il grado di importanza del sistema di trasporto e del conseguente appostamento delle necessarie risorse economiche atte a garantirne l’efficacia, subiscano in/volontariamente la considerazione sociale e, di conseguenza, politica insita nel tipo di trasporto stesso, generando in questo modo un vero e proprio stallo nei delicati processi decisionali utili all’evoluzione di un servizio di trasporto pubblico quale particolare strumento valido per la corretta misurazione della qualità della vita e dello sviluppo economico e sociale di una civiltà moderna.

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