Avvistamenti di 160 Delfini nelle Fiandre (che in realtà verranno consegnati nel 2014) ma, inevitabilmente, si ritrova a risalire le acque dolci della Senna. Se i 160 Crossway low entry per De Lijn sono un successo epocale, in questa stagione, per diversi motivi, è però la polemica strisciante nell’Esagono a tenere banco.
In Belgio, l’operatore pubblico De Lijn, con una flotta di 2.300 veicoli in circolazione, ha accelerato verso l’approdo Euro 6, garantito nel caso dei parzialmente ribassati dal Cursor 9, implementato dall’Scr ad alta efficienza (l’acronimo è Hi-eScr). Irisbus si proietta così autorevolmente nel Benelux, dove i locali (Vdl e Van Hool) giocano un ruolo di primo piano, e lo fa candidandosi come interlocutore tecnologicamente all’avanguardia per la frontiera Euro 6.
Questa commessa dà continuità alla brillante stagione di Irisbus, che sembra essersi ripresa da un biennio di appannamento, con le aggiudicazioni di Torino, i boatos su Roma e i 150 Crossway eev per DB Fuhrpark service dell’estate scorsa.
Ma perché il Delfino si ritrova a galleggiare (in apnea) in Francia?
Che ai piani alti di Iveco si pianificasse l’eutanasia del marchio Irisbus è cosa nota, come comunicato l’anno scorso ad Annonay direttamente dall’allora Vice President Franco Miniero. Lo confermano anche i comunicati stampa ricevuti negli ultimi tempi. La sensazione (confortata dalle esternazioni pubbliche) era però che in Francia Irisbus sarebbe sopravvissuta. E invece sembrerebbe di no, e la cosa potrebbe creare grattacapi in quello che resta saldamente il primo mercato dell’azienda (in attesa dei dati del 2012 va ricordato che il 2011 fu un anno boom, con 2.618 veicoli griffati Irisbus). Oltralpe temono che i bus di Annonay seguano la strada che conduce a Rorthais: come noto, in Europa Heuliez ha perso l’autonomia onomastica. E se succedesse la stessa cosa per la ‘fu Renault’, l’orgoglio patriottico francese potrebbe accusare il colpo.

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