Il ricordo di guida di Gianluca Celentano

Abituato al CityClass, il mio approdo sul Mercedes-Benz Citaro è avvenuto nel 2007, dopo il passaggio in un’altra società che ne aveva ordinati molti. Il Citaro ha una linea interessante, è intelligente e affidabile e capiremo presto il perché.

Si posiziona a metà strada tra un’automobile della casa di Stoccarda e un bus, con comandi (e non solo) che richiamano lo stile della stella a tre punte e un pianale ribassato e

Breve flashback: gli O305

Mi permetto di fare passo indietro e aprire una finestra per rendere omaggio all’O305, un autobus urbano che ha debuttato nel 1969 (la produzione è iniziata nel 1968), un pezzo di storia di cui la nuova società possedeva ancora qualche esemplare, insieme ai più numerosi e “moderni” O405, che debuttarono nel 1983.

Il Citaro è legato a un periodo intenso di guida dove ho iniziando anche la professione di istruttore di autoscuola. Questa nuova società aveva da poco ottenuto l’incarico di gestire un grosso servizio di tpl e, nel giro di qualche mese, doveva essere a regime con autisti e autobus, probabilmente per evitare sanzioni. I primissimi autobus reperiti sul piazzale erano appunto gli O305 e O405, in attesa di essere sostituiti da un importante lotto di Mercedes Citaro.

Ricordo che gli O305 non erano eccessivamente spartani, anzi, rispetto ai nostri 421 (o al sostituto 470, che gentilmente cito per accontentare qualche attento lettore), erano molto più completi. I tasti e manometri erano funzionanti con indicazioni in tedesco e addirittura era già presente l’interruttore di “hold”, un freno alternativo al pedale durante il traffico. La parte più vintage era il parabrezza, composto da due sezioni, un particolare che mi ha colpito di più in questo viaggio nella storia. Una mattina mi è capitato di guidare addirittura la versione da 18 metri, molto meno problematica di altre più moderne.

La mia esperienza con il Citaro

Il Citaro di vent’anni fa colpiva subito per il sedile di guida girevole verso l’uscita, una comodità assoluta. Introdotto nel ‘97 l’elenco delle innovazioni tecnologiche è lungo, ma essendo tutte racchiuse in un’ottimizzazione degli spazi, potrebbe erroneamente sembrare che il Mercedes-Benz Citaro sia meno ricco di novità rispetto alla concorrenza. Invece, è proprio il contrario. La regolazione pneumatica del volante consente di spostare simultaneamente tutto il cruscotto per avere sempre sott’occhio tutti gli indicatori e, il finestrino del conducente, diventa elettrico.

Anche nei Citaro di inizio Millennio acquistati dalla società – credo fosse la serie aggiornata 2005 con motori conformi Euro IV -, il cielo sinistro del posto guida è utilizzato per inserire comandi su un supporto a scala rovesciata, fra cui compaiono crono digitale e l’autoradio. Il rapporto tra lunghezza totale e passo lo rende molto maneggevole grazie al volante con diametro automobilistico.

Ricordo l’efficacia del rallentatore a leva (o pedale), che arrivava quasi a fermare il bus con dolcezza, senza usare i freni. Anche il pedale del freno ha dimensioni automobilistiche e l’ergonomia risulta studiata e a portata di mano. Già sulle prime serie il sedile di guida era regolabile sia nel contenimento che nel supporto lombare, un particolare più unico che raro almeno per la mia esperienza. Interessante la “fioritura” in apertura dei portelli anteriori per accedere alla manutenzione con semplicità; ad esempio per il liquido lavavetri o cambiare una lampadina.

Fra il 2008 e il 2009 in Brianza arrivano flotte di versioni 12 e 18 metri del Citaro, sempre in livrea blu e allestiti con simpatiche tendine bordeaux e sedili imbottiti

Per un comodo relax

Nella tipologia del servizio capitavano lunghe soste fuori linea e, posteriormente, i sedili erano collocati come sui bus turistici: a divano, una novità nei bus tpl dove ammetto di averci riposato  comodamente disteso. Assolutamente da non trascurare è la ventilazione e il riscaldamento (Webasto) da fare invidia a molti bus tpl utilizzati dal sottoscritto in precedenza.

Le prime serie avevano uno sportello di circa mezzo metro come separé fra autista e passeggeri. In quegli anni l’autista era meno soggetto alla violenza, tuttavia nelle ore di punta, gli studenti affollavano il bus appoggiando lo zaino sul portello urtando continuamente l’autista durante la guida. Ma non basta; non era presente una protezione su tutta la linea del cruscotto, per cui, involontariamente, le persone coprivano lo specchietto destro con la loro testa. Ricordo diverse svolte “a intuito”. Ho fatto presente più volte ai miei responsabili l’importante criticità.

Grazie al contatto con le persone il servizio era più piacevole e, inutile negarlo, capitavano anche soggetti simpaticamente loquaci con cui conversare nei lunghi tratti rettilinei che arrivavano quasi sino alla provincia di Lecco. A volte conversare alleggerisce molto il lavoro cancellando la monotonia. La comodità assoluta era l’autoradio. Seppur le casse fossero solo nel posto guida, i  passeggeri ascoltavano la trasmissione con interesse e molto divertiti, ne sono certo!

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