“Ho rinunciato al mio sogno di guidare il bus”. La storia di un autista
È la storia di Mirko Gallo, 34enne ex autista di Gtt-Gruppo Torinese Trasporti. A raccontarla il dorso di Torinio del Corriere della Sera. Prima, però, un piccolo inciso: negli ultimi mesi l’emergenza della carenza di conducenti – perché di vera emergenza (rossa) si parla – è arrivata all’attenzione anche dei grandi media. E questa cosa, […]
È la storia di Mirko Gallo, 34enne ex autista di Gtt-Gruppo Torinese Trasporti. A raccontarla il dorso di Torinio del Corriere della Sera.
Prima, però, un piccolo inciso: negli ultimi mesi l’emergenza della carenza di conducenti – perché di vera emergenza (rossa) si parla – è arrivata all’attenzione anche dei grandi media. E questa cosa, a noi di AUTOBUS – che da più di un anno ci siamo dedicati a cercare di capire quali siano le cause di questo fenomeno, avanzando anche possibili soluzioni, oltre che dare voce agli autisti stessi – fa molto piacere. Perché, innanzitutto, è bene che se ne parli. Ed è bene che politica, amministrazioni locali e nazionali affrontino di petto la problematica. Altrimenti il rischio, a tendere, è quello di trovarsi flotte rinnovate, ma ferme a prendere la polvere in deposito, per mancanza di personale al volante. E non possiamo proprio permettercelo.
Torniamo alla storia di Mirko, che al Corriere di Torino ha raccontato la propria storia e i motivi che lo hanno portato a lasciare il posto ottenuto in Gtt – dopo un concorso atteso per anni -, un mestiere che aveva scelto per passione con grande convinzione, e scegliere un lavoro al volante di uno scuolabus. Un lavoro che gli garantisce lo stesso stipendio di prima, però con due giorni di riposo settimanali fissi.
Questo il suo racconto al quotidiano «Lasciare Gtt è stato un dispiacere. Nei miei sette anni all’interno, ho visto peggiorare le condizioni di lavoro del personale viaggiante. Gli ultimi piani industriali non hanno permesso di migliorare le cose. Così, a dover sostenere i maggiori sacrifici, sono sempre i dipendenti a contatto con l’utenza, costretti a fare i conti anche con l’incremento dei tassi di aggressioni».
Rispetto ai sacrifici che richiede oggi questo mestiere, così strutturato, spiega Mirko, “non ne vale la pena”. E spiega perché: «Un autista gode di un riposo settimanale. Sono 84 all’anno per chi è stato assunto con il vecchio contratto, per i neoassunti ancora meno. Da tempo, è diventato normale essere contattati all’ultimo minuto per saltarlo, data la richiesta esagerata di ore di straordinario».
«I neoassunti, senza il parametro 140, guadagnano 1.300 euro netti. Con lo straordinario si arriva a 1.400 appena, anche perché sono pagati al 10%. Come fa chi deve pagare l’affitto e ha dei figli a carico? Meglio andare in fabbrica. Il sabato e domenica non si lavora, lo straordinario è pagato meglio e non si rischiano aggressioni. Non ho mai subito violenze, ma gli attacchi verbali sono la normalità. La gente non capisce che i problemi delle linee non dipendono da chi è seduto al volante», conclude.
Conclusioni sulle quali è bene meditare. E agire.