Gli autobus sono importanti spazi sociali
A volte è solo questione di educazione, che, almeno per chi scrive, non deve mai venire meno. E quindi, di fronte all’annoso e intricato problema della cronica carenza di autisti, potrebbe esserci una soluzione che è sempre stata lì sotto gli occhi, ma non ha fatto altro che prendere polvere. Certo, le difficoltà di accesso […]
A volte è solo questione di educazione, che, almeno per chi scrive, non deve mai venire meno. E quindi, di fronte all’annoso e intricato problema della cronica carenza di autisti, potrebbe esserci una soluzione che è sempre stata lì sotto gli occhi, ma non ha fatto altro che prendere polvere.
Certo, le difficoltà di accesso alla professione – visto i costi alti per l’ottenimento della patente e dalla CQC, nonostante ad essere onesti ormai molti operatori si fanno ormai carico in toto delle spese – gli stipendi non certo alti (problema propriamente italiano) in relazione al costo sempre più alto della vita, le condizioni di lavoro non sempre elastiche per coniugare vita al volante e vita privata, il problema della sicurezza e delle aggressioni, non si cancellano di certo con la panacea dell’educazione. Però, c’è un però.
Lasciateci raccontare questa storia. Che arriva da oltre la Manica. Transport of London, insieme all’Università del Sussex, ha condotto una sperimentazione sugli autobus londinesi per incoraggiare interazioni più positive e più frequenti tra passeggeri e conducenti.
Come? Con l’installazione di semplici cartelli, che invitano le persone in procinto di salire a bordo di salutare l’autista. Un gesto semplice, di educazione, per certi versi scontato, ma che nella vita frenetica di Londra, Milano, e qualsiasi cittadina di provincia – ahinoi – è andato un po’ a perdersi.
Bene, sapete com’è andata a finire? La presenza dei cartelli ha portato trenta persone su cento a salutare l’autista entrando nell’autobus, rispetto alle “solite” 23. Insomma, +7%. Non un numerone, ma neanche così male. Praticamente, si è passati da una persona su 4 a una persona su tre, quasi.
Va da sé che per un’autista, che non è un automa, un robot, lavorare in un ambiente nel quale viene visto, riconosciuto, salutato, lo gratifica maggiormente. Gli fa amare di più il suo lavoro, che – fidatevi – non è un lavoro facile. Perché guidare nel traffico per ore e ore, avendo la responsabilità di decine e decine di persone, non è un gioco. Così come in un ufficio, un bel clima di lavoro, aiuta tutti. Passeggeri e autisti.
È veramente banale dirlo, ma un buongiorno, un grazie, un arrivederci, un sorriso, un buon lavoro, fa tutta la differenza del mondo. La prossima volta che prendete un mezzo pubblico, pensateci…!
P.S. Ah, una piccola cosa che può suonare di parte detta da noi di Autobus: gli autobus – così come tutti i mezzi pubblici – sono importanti spazi sociali. Bisogna averne cura!