di Gianluca Celentano, conducente bus

Quanti di noi non stavano nella pelle contando i mesi che mancavano per iscriversi in autoscuola?  La patente era sinonimo di libertà e, se non era associata al tacito esproprio dell’auto della mamma, era il nonno che scendeva a patti con il nipote “prestando” la sua. Oggi non è più così e addirittura sembra che la patente per molti diciottenni sia un’opzione. Questo è quello che risulta da un recente articolo del Sole24ore,ma per l’occasione ho voluto parlarne con Emilio Patella, Segretario Nazionale Autoscuole UNASCA.  Il fatto è – mi ha detto – che per molti giovani la patente è diventata  un impegno (e un costo) che può essere rimandato potendo contare su altri vettori di collegamento, vedi monopattini, bici e soprattutto mezzi pubblici oppure, chiedendo ai genitori di accompagnarli con l’ automobile.

Giovani e scuola guida

Le parole di Emilio Patella sono chiare: “Oggi i giovani hanno perso il mito dell’auto“.  La conferma viene anche da Ermanno Tosi, titolare di una rinomata autoscuola a Cormano, il quale ha constatato che le iscrizioni a 17 anni per le guide in accompagnamento sono drasticamente diminuite rispetto a un decennio fa. Ma, almeno a Cormano, il trend delle iscrizioni dei 18enni per fortuna non è mutato. È però cambiato, continua Tosi, l’impegno di molti giovani che dimenticano addirittura la data del giorno d’esame.

Il segretario UNASCA Patella sostiene che nelle province meno servite l’automobile è ancor oggi una necessità, mentre nei grandi centri urbani dove i problemi di parcheggio sono sostanziali, il grafico diventa negativo. Del resto anche molti ciclomotori sono stati rimpiazzati dai monopattini. Piaccia o meno, questa è la tendenza della società moderna, quindi come rivolgersi alle giovani leve?

Età patente di guida dal 2010 al 2022

Città e servizi

Un trend, quello dello scarso interesse verso l’automobile tra i giovani, in realtà abbastanza variabile in Italia, stando almeno ai dati rilevati nelle autoscuole secondo cui questa tendenza si manifesterebbe solo nei grandi capoluoghi. Nulla di strano se consideriamo che le metropoli come Milano stanno seguendo un concetto che la sindaca di Parigi Anne Hidalgo ha chiamato “Parigi in 15 minuti”. Si tratta di mettere a disposizione del cittadino tutti i servizi necessari a livello di quartiere riducendo i tempi di percorrenza e lo stress.  Un’ottima idea che sottolinea l’importanza della futura programmazione delle città e dell’investimento sui mezzi pubblici.

Le patenti superiori

I dati forniti da Emilio Patella sono chiari e preoccupanti: In Italia si fanno ogni anno 4mila patenti D, 13/15mila C a fronte di un buco di 17 mila conducenti di bus e poco di più sui camion. Il motivo di un maggior interesse verso il settore merci, secondo Patella, deriva dal fatto che le merci non parlano e il lavoro è più tranquillo con i fine settimana liberi.

Dati che impongono un cambio di rotta immediato a livello di investimenti e culturale verso la società, utilizzando il mainstream  per farsi conoscere. Ad esempio, a parte Adriano nel film Innamorato pazzo, avete mai visto film su autisti di bus? Non si contano invece quelli su poliziotti, piloti, medici o militari di vario grado.

Autobus social

Qualche tempo fa osservando i passeggeri (eravamo in pandemia e svolgevo linee tpl) avevo catturato un’immagine diversa dei passeggeri, che si è mantenuta. Seppur quasi tutti con il viso sullo schermo del cellulare connesso a un app, si vedeva che il torpedone era per loro la comoda poltrona di casa itinerante che li intratteneva piacevolmente facendo incontrare e socializzare le persone del quartiere. Questo è un bene perché con l’avvento dei social si è ridotto drasticamente il sano dialogo tra le persone, il contatto umano e l’abitudine a pensare, accrescendo rabbia e pregiudizi spesso cavalcati dalle fake news. Il mestiere dell’autista, che di fatto sta diventando una missione sociale,  ha quindi un futuro assicurato per spostarsi da un quartiere all’altro o per le destinazioni più lunghe, come nel caso delle linee a lunga percorrenza o del noleggio.

Posto fisso

La prospettiva del “posto fisso” umoristicamente lanciata al cinema da Checco Zalone, senz’altro rappresenta un elemento per catturare l’interesse dei più giovani, così come la prospettiva di un discreto guadagno, ma occorre riscrivere le regole. La stessa Daniela Santanchè, ministro del turismo, sembra abbia dato segnali di ottimismo al comparto dopo il recente incontro con Riccardo Verona presidente di AN.BTI, Associazione Nazionale Bus Turistici Italiani.  Credo sia importante puntare e farsi conoscere ancor più anche dalle donne, che nel comparto (non solo tpl o logistica), hanno dato un profondo esempio di pragmatismo e capacità; aspetti senz’altro utili per ridisegnare le regole del comparto.

L’autobus e in particolare l’autista sempre più prescelto dai gruppi rappresentano il centro nodale da cui partire, se si vuole dare slancio al settore.

In primo piano

Articoli correlati

Nuovi bus, vecchi “problemi”: la sfida della tecnologia

di Gianluca Celentano (conducente di bus). Conosciamo realmente tutte, ma proprio tutte-tutte, le funzionalità del nostro fiammante torpedone? La risposta è no, almeno nel breve termine, è c’è un perché! Dopo averne sentito tanto parlare nelle rimesse, l’arrivo di un nuovo autobus rappresenta un gio...