Il progetto per la mobilità nei quattro assi di forza a Genova torna sull’idea filobus. L’idea di attrezzare il trasporto pubblico genovese con bus elettrici che si ricaricano alle fermate si è scontrata finora con le resistenze del ministero delle Infrastrutture, ma anche nella squadra genovese che si occupa di mobilità non mancano le incertezze. E così fino all’ultimo rimane seriamente in piedi l’opzione originaria, quella del filobus, pur con l’intenzione di alleggerire il più possibile l’impatto dell’infrastruttura.

Genova, si ritorna sul progetto filobus

Il progetto definitivo aggiudicato a Italferr-Technital-Abdr-ETS sembrerebbe essere attualmente in fase di “analisi tecnica“, che dovrebbe concludersi nelle prossime settimane. Il vantaggio è che la parte relativa a tracciato, opere stradali, pensiline e struttura delle rimesse rimarrebbe invariata per entrambe le ipotesi. Con la scelta dei bus elettrici rispetto al filobus a Genova, però, si eliminerebbero totalmente i cavi sopra le strade. La ricarica dei veicoli avverrebbe in tre modi: in maniera ultraveloce in corrispondenza di alcune fermate attraverso un braccio automatico del bus che si collega per 20 secondi a un pantografo in grado di erogare 600 kW, ai capolinea per 4-5 minuti e in deposito per circa 30 minuti. In questo modo si eviterebbe il rischio di folgorazione (il connettore aereo è alimentato solo quando il veicolo è collegato) e si avrebbe il vantaggio di batterie dalle dimensioni ridotte, collocabili sul tetto dei veicoli.

Dubbi e perplessità sul progetto

La preoccupazione in merito alla scelta dei bus elettrici anziché filobus, condivisa anche da alcuni tecnici del Comune di Genova, è che puntare su una tecnologia quasi inedita su così larga scala possa rivelarsi una scommessa troppo rischiosa. Se il sistema non funzionasse a dovere, la città si troverebbe con 145 mezzi acquistati, due nuove rimesse e un totale di quasi mezzo miliardo speso senza poter più tornare indietro. D’altra parte il sindaco Bucci è un convintissimo sostenitore di questa opzione proprio per la sua forte connotazione innovativa.

L’ostilità però è dovuta anche a ragioni di carattere burocratico: la call del 2018 per il trasporto rapido di massa, a cui ha partecipato il Comune per ottenere i 471 milioni, non contemplava finanziamenti per l’acquisto di autobus e parlava esplicitamente di impianti fissi“, quindi in questo caso di filobus.

Per tutte queste ragioni l’alternativa filobus non è mai del tutto tramontata, anche se verrebbe declinata secondo la tecnologia Imc (in-motion charging) che rappresenta una sorta di via di mezzo: si tratterebbe di veicoli in grado di marciare attaccati alla rete elettrica per una parte del tracciato (circa il 50%) per poi proseguire senza fili nel resto del tragitto grazie all’energia accumulata dalle batterie. In questo modo le zone di maggior pregio come il centro cittadino sarebbero sgravate dai cavi elettrici, che invece rimarrebbero alle estremità di ciascuna linea (Marassi-Campi, Prato-Foce, Nervi-Principe, Voltri-Caricamento).

Nonostante la fase di stallo sul progetto resta la convinzione di poter aprire il primo cantiere entro il 2021, intenzione confermata dall’assessore Matteo Campora. Una volta che sarà approvato il progetto definitivo il ministero dovrà compiere un’ulteriore verifica. Espletato anche questo passaggio si potrà bandire la gara per la progettazione esecutiva e i lavori.

Il finanziamento finale (che in ogni caso non dovrebbe distaccarsi molto dai 471 milioni già approvati, anche se la scelta dei bus elettrici consentirebbe un risparmio di circa 30 milioni) sarà inserito con ogni probabilità del Pnrr e quindi coperto attraverso il recovery fund. Una scelta che obbligherebbe a completare l’opera entro il 2026, mentre i normali canali statali potrebbero rallentare notevolmente i tempi di erogazione e perciò di realizzazione.

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