Patenti, formazione e carriera: quale futuro per gli autisti? Parte2
La mobilità su autobus, in particolare nelle linee, ha enormi potenzialità di sviluppo, sia in termini di servizi che di opportunità professionali. Le grandi aziende locali stanno cercando di trasmettere un senso di appartenenza ai nuovi assunti, anche se spesso la realtà professionale non è all’altezza delle aspettative iniziali. Un tema ricorrente, infatti, è la […]
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La mobilità su autobus, in particolare nelle linee, ha enormi potenzialità di sviluppo, sia in termini di servizi che di opportunità professionali. Le grandi aziende locali stanno cercando di trasmettere un senso di appartenenza ai nuovi assunti, anche se spesso la realtà professionale non è all’altezza delle aspettative iniziali. Un tema ricorrente, infatti, è la difficoltà di conciliare teoria e pratica. Alcuni autisti più esperti, lontani dal rimanere “silenti”, offrono visioni più pragmatiche sulla sicurezza, affermando: “Per evitare complicazioni in guida, molto dipende da te. A me non è mai successo nulla”. Altri parlano di un vero far west che non risparmia nessuno.
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Teoria, sicurezza e reclutamento
Se lasciamo da parte il delicato equilibrio tra teoria e sicurezza, emergono due temi fondamentali: la priorità delle aziende nel reclutare autisti e la necessità di creare opportunità di crescita che rispondano alle esigenze della Generazione Z. Qui nasce un paradosso: chi guiderà i bus? In un periodo di trasformazione dei metodi di reclutamento e assunzione, che diventano sempre più flessibili ed economicamente interessanti, queste stesse dinamiche potrebbero rendere difficile mantenere un autista al posto guida per un’intera carriera? Serve non dimenticare che, in passato, dopo i 38 anni – in Italia – si era già fuori dal mercato del tpl.
L’importanza dell’approccio innovativo nelle aziende
In alcune delle più grandi aziende europee, e anche in alcune realtà italiane, sta emergendo un approccio innovativo: l’impiego di professionisti eterogenei, come legali, psicologi e altri professionisti, per ridurre i rischi e migliorare la qualità della vita lavorativa. Tuttavia, la vera differenza la fa la volontà politica – se esiste – di investire nei servizi pubblici, dove ormai il passeggero è visto non solo come un utente, ma come un cliente da soddisfare.
Opportunità di crescita
Un aspetto interessante riguarda il percorso di carriera di molti autisti che, dopo aver iniziato come conducenti, hanno visto evolversi la propria posizione all’interno delle aziende, raggiungendo ruoli di maggiore responsabilità, fino a diventare direttori generali. Ne conosco personalmente alcuni. Questo fenomeno, in realtà, è sempre esistito, come mi confermano gli stessi conducenti. Oggi, forse, è meno frequente, poiché le aziende tendono a preferire figure professionali ad hoc, più competenti dal punto di vista tecnico, ma forse meno esperte del mestiere stesso?
Retribuzioni e cambiamento normativo
Infine, il tema delle retribuzioni, sebbene non meno importante, è stato trattato separatamente. Le imprese stanno cercando di rispondere alle sfide retributive, tenendo conto dei fondi e delle competenze professionali richieste, nonché delle difficoltà legate alla mansione di conducente. Tuttavia, la grande incognita resta il cambiamento normativo, su cui abbiamo ragione di essere ottimisti. Questo cambiamento, seppur difficile, potrebbe riportare il mestiere di autista su un piano di maggiore apprezzamento, avvicinandolo sempre di più alle ambizioni della Generazione Z e, chissà, magari anche dei futuri conducenti della Generazione Alpha, pronti ad affrontare le sfide del futuro in un mondo del lavoro in continua evoluzione, dove forse serve anche un pò di creatività personale?