Franco Miniero risponde
Un viaggio in giro per il mondo quello che Autobus ha potuto fare parlando qualche minuto con Franco Miniero, director sales and marketing buses&coach Scania. Sud America, Asia, Africa, Australia ma con il cuore in Europa. E l’Italia? «Un grande Paese». Può tratteggiare i contorni del suo gruppo? «Produciamo 7mila autobus all’anno. Più del 60 […]
Un viaggio in giro per il mondo quello che Autobus ha potuto fare parlando qualche minuto con Franco Miniero, director sales and marketing buses&coach Scania. Sud America, Asia, Africa, Australia ma con il cuore in Europa. E l’Italia? «Un grande Paese».
Può tratteggiare i contorni del suo gruppo?
«Produciamo 7mila autobus all’anno. Più del 60 per cento è distribuito e realizzato nell’emisfero sud. Siamo molto presenti nel quadrante asiatico e nel Sud America. L’America Latina, come è noto, pesa moltissimo sui nostri bilanci e continua a farlo nonostante la crisi in Brasile, paese dove abbiamo, tra l’altro, anche un polo produttivo dove realizziamo grandi volumi con gli stessi standard e la stessa flessibilità dello stabilimento svedese».
Ma non c’è solo il Sud America…
«No, come dicevo l’Asia è di primaria importanza tanto che l’anno scorso abbiamo aperto proprio in India (Bangalore n.d.r.) uno stabilimento che produce autobus e camion per il mercato interno, almeno per il momento».
E la Cina?
«Come tutti sanno, in Cina abbiamo un accordo di tipo industriale con il gruppo Higer finalizzato alla produzione di due modelli: il Touring e un suburbano denominato A30. Entrambe le gamme sono realizzate negli stabilimenti Higer sotto il controllo dei tecnici Scania. Che poi è più di un mero controllo. All’interno del polo produttivo Higer, infatti, noi abbiamo un capannone separati dove vengono prodotti i ‘nostri’ autobus».
Il Touring, infatti…
«Guardi, il Touring è un prodotto che noi definiamo ‘mondiale’ e disponibile in numerosissime varianti: a due assi o a tre assi e con livelli di emissioni tra l’Euro III e l’Euro VI. Il Touring è distribuito in tutta Europa (tranne l’Italia), in Africa e abbiamo avviato la distribuzione in Israele. Ma non solo. La stessa gamma è anche disponibile negli Emirati, nel Sud Est asiatico, nel Myanmar e dal 2016 partirà la distribuzione anche in Australia».
Parliamo di tecnologia e di visione industriale. Qual è la vostra strategia, per esempio, in tema di trasmissioni?
«Avere l’Opticruise è un vantaggio, non posso negarlo, anche perché ci consente di ottimizzare in casa la drive line. Ma produttori mondiali con Zf e Voith continueranno sempre ad essere nostri fornitori privilegiati».
C’è il grande ritorno del gas, anche in settori inediti per questa tipologia di trazione, come i Classe II…
«Questo è un concetto che a me piace molto. Con l’Interlink a gas abbiamo centrato un obiettivo importante: avere un Classe II a pianale alto con motorizzazione a gas. E questo rappresenta un enorme vantaggio economico che offriamo ai nostri clienti. Oggi le città hanno infatti la possibilità di ottimizzare i costi fissi di natura infrastrutturale allargando la propria offerta di mobilità sostenibile. Non solo all’interno del tessuto cittadino, ma anche sui servizi interurbani. Una piccola, ma significativa, rivoluzione».
A quando l’elettrico?
«Abbiamo alcuni veicoli in sperimentazione e nella prossima primavera partirà un importante progetto a Södertälje (Svezia n.d.r.) con un veicolo a induzione. Tengo a precisare che sono tutti ‘demo’. Quando saremo pronti? L’obiettivo è il 2018-19, come tutti gli altri nostri competitor».
Chiudiamo con Cotral. Perché al ‘secondo round’ non vi siete presentati?
«Non abbiamo ritenuto opportuno fare un’offerta. Noi abbiamo prodotti e servizi per una mobilità moderna. Non siamo solo meri fornitori, siamo dei veri e propri partner delle aziende di trasporto. Un atteggiamento, il nostro, che manteniamo a livello globale la dove c’è un effettivo rapporto di partenariato».
Chiaro. Allora è un problema di regole?
«In Italia probabilmente sì. È difficile abbracciare un progetto strategico e trattarlo con un capitolato, come dire, attempato. Sappiamo benissimo che le aziende tpl sono obbligate a percorre questo percorso ma noi come fornitori, in alcuni casi, e non solo noi come Scania, ci troviamo in difficoltà».
Non sarebbe meglio fissare un costo al chilometro ed arrivare all’affitto dell’autobus?
«Non siamo contrari a nulla. Vogliamo essere propositori di soluzioni».
Roberto Sommariva