Fondo nazionale tpl, regioni e aziende battono cassa
Settecento milioni di euro. È questa la richiesta avanzata dal Presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, al Ministero dei Trasporti per adeguare il Fondo nazionale del trasporto pubblico locale all’inflazione. Sul tavolo, peraltro, ci sono due questioni centrali e dispendiose come gli extracosti per il rincaro dei carburanti e il rinnovo del contratto collettivo […]
Settecento milioni di euro. È questa la richiesta avanzata dal Presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, al Ministero dei Trasporti per adeguare il Fondo nazionale del trasporto pubblico locale all’inflazione.
Sul tavolo, peraltro, ci sono due questioni centrali e dispendiose come gli extracosti per il rincaro dei carburanti e il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro che interessa 110mila autoferrotranvieri.
«Alla luce delle dinamiche inflazionistiche di questi anni è prioritario l’incremento della dotazione annuale del Fondo nazionale tpl per almeno 700 milioni per fare fronte al rilevante incremento dei costi di materie prime, ricambi, assicurazioni e costo del lavoro. Se negli anni passati, e fino al 2021, con l’inflazione bassa, è stato possibile attraverso efficienze gestionali superare il tema del mancato adeguamento del Fondo, oggi questa situazione è diventata ingestibile perché si somma a diverse altre criticità», il commento di Nicola Biscotti, presidente Anav, come riportato da Cristina Casadei sulle colonne de Il Sole 24 Ore.
Insomma, urge un sostegno economico importante per affrontare le criticità di un settore centrale per lo sviluppo del Paese e che sta vivendo un lungo periodi di difficoltà. Una difficoltà acuita dalla carenza di personale: l’emergenza autisti, infatti, è uno dei più grandi ostacoli da superare. E proprio su questo tema Anav ha organizzato a Roma, il 30 novembre, una giornata di lavori per presentare uno studio sulla carenza di autisti, dal quale emerge che due aziende su tre non riescono a trovare conducenti da inserire in organico. Il rischio all’orizzonte – neanche troppo lontano – è il taglio dei servizi. Una prospettiva da evitare.