Non sarà cinese (per ora), come sembrava invece essere, il futuro di Industria Italiana Autobus. Nelle ultime ore è arrivato un nuovo, ennesimo (ultimo?) colpo di scena nell’Odissea del costruttore con due sedi e seicento dipendenti tra Bologna e Flumeri (Avellino): Leonardo e Invitalia, partecipate dello Stato con partecipazioni di maggioranza in IIA, hanno dato il via libera all’ingresso del privato Seri Industrial (della famiglia Civitillo) nella compagine societaria dell’azienda.

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Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha dato la sua benedizione all’accordo che porterà l’ingresso dalla società casertana nel capitale sociale di Industria Italiana Autobus con una partecipazione di controllo. Un accordo che secondo il titolare del MIMIT Adolfo Urso “garantisce la salvaguardia dei livelli occupazionali degli stabilimenti di Flumeri e Bologna e prevede la realizzazione di un piano industriale focalizzato sulla produzione di autobus elettrici e su un rafforzamento della competitività dell’azienda“. L’intesa raggiunta, invece, salverà tutti i posti di lavoro.

A sorpresa, IIA rimane in (piccola) parte pubblica, visto che Invitalia rimarrà titolare di una quota di minoranza e in virtù del patto parasociale che verrà stipulato tra i futuri soci, le saranno riconosciuti una serie di diritti di veto sulle scelte strategiche aziendali, a garanzia dell’interesse pubblico e della corretta esecuzione del piano industriale.

Industria Italiana Autobus a Seri Industrial, l’ira dei sindacati: «Omicidio industriale»

Nonostante sia stato scongiurato – ma lo è del tutto? – il rischio che Industria Italiana Autobus passasse nella mani del colosso cinese Ccig – è forte il malcontento dei sindacati, fortemente contrari all’uscita dello Stato come garante dell’azienda e anche fortemente contrari al fatto di dare il timone di IIA all’impresa dell’imprenditore Vittorio Civitillo, specializzato in (in ordine sparso) accumulatori elettrici, impianti industriali, produzione e stampaggio di plastiche nonché nei settori real estate, energia, servizi finanziari e ingegneria.

II governo si è assunto una responsabilità molto grave poiché rinuncia al controllo pubblico di una impresa potenzialmente strategica contro la volontà dei lavoratori a più riprese rappresentata dal sindacato, nonché delle istituzioni locali. La soluzione di Seri suscita grandi dubbi, soprattutto combinata alla decisione di abbassare la presenza pubblica ad una percentuale simbolica. Ancora più grave, se possibile, è il fatto che solo giovedì si era tenuto un incontro al Mimit in cui, alle richieste sindacali di prevedere un incontro per mettere a confronto i piani industriali di entrambi i potenziali acquirenti, il Mimit aveva riposto che si sarebbe riservato di dare una risposta. Sordo a qualsiasi ipotesi contraria, uk il governo svende IIA, una impresa che opera nel settore strategico del trasporto pubblico locale. Tutto questo è inaccettabile e rappresenta un segnale gravissimo per quanto riguarda l’idea di di politica industriale di questo governo. Nei prossimi giorni, nel corso delle assemblee nelle due fabbriche, insieme ai lavoratori decideremo le azioni di mobilitazione che si metteranno in campo. Sarà una lunga estate…”, la nota congiunta firmata Fim-Fiom-Uilm Fismic-UglM.

A tal proposito, durissimo il commento di Giuseppe Morsa, responsabile irpino per la Fiom-Cgil a margine della comunicazione del Mimit che ha autorizzato Invitalia a sottoscrivere l’accordo con il gruppo campano Seri, proprietà Civitillo, come riportato dal quotidiano avellinese Orticalab, che ha seguito da vicinissimo la vicenda. Queste le parole del sindacalista: «Finite le elezioni, il Governo ha fatto quello che da tempo aveva in mente di fare, ovvero concedere, privatizzare l’unica azienda che produce autobus in Italia per darla a un imprenditore le cui capacità industriali sono tutte da verificare. Un governo di irresponsabili, nemico del Sud, che non rispetta le organizzazioni sindacali e non rispetta i lavoratori. Pensare che solo ieri la sottosegretaria Bergamotto aveva fatto credere che tutte le attività sarebbero state svolte in maniera trasparente. Non solo, il fatto inserito nel comunicato del Ministero di ieri secondo cui il gruppo Stirpe non aveva presentato il piano industriale è di dubbia veridicità, non siamo assolutamente convinti che questo sia avvenuto» incalza.

«Non si capisce ancora oggi perché non sia stato preso in considerazione il gruppo Stirpe. O meglio, lo sappiamo, ma vorremmo che ce lo dicesse il governo. Dopodiché, in maniera ancora più ipocrita, sono scomparsi i patti parasociali dall’accordo, dovrebbero essere scritti, si rimette nel comunicato, ma intanto non c’è alcuna garanzia. Prima cedono le azioni a SERI e poi dovrebbero essere scritti i patti, ma considerate la inaffidabilità sia di SERI che del governo, questa cosa non è detto che avvenga. Inoltre, sono scomparsi di un colpo anche i cinesi (China City Industrial Group ndr). Questa operazione è a tutti gli effetti un omicidio industriale, il sindacato in maniera compatta cercherà di evitarlo il più possibile perché noi siamo gli unici a tenerci veramente all’industria italiana, altro che questo governo di ipocriti», conclude Morsa.

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