Dopo il Green Pass, l’AdBlue. Ancora problemi dalle sfumature cromatiche per il mondo dell’autotrasporto, che si trova ora a fare i conti con il taglio della produzione e il prezzo raddoppiato dell’AdBlue, liquido utilizzato nella riduzione selettiva catalitica per ridurre fino al 90% le emissioni degli ossidi di azoto dai gas di scarico prodotti dai veicoli dotati di motore diesel. Insomma, aggiunto nei carburanti dei tir Euro 5 ed Euro 6, ma anche nelle auto diesel di ultima generazione, è l’additivo necessario per il funzionamento dei nuovi motori diesel.

Trasporto e logistica: la crisi dell’AdBlue

Il motivo di questo cortocircuito? La causa scatenante è ricercare nell’impennata dei prezzi dei carburanti e, nello specifico, del costo del metano, che serve a produrre ammoniaca e quindi a produrre urea; l’Adblue d’altronde non è che Urea diluita in acqua distillata.

Con il costo di fabbricazione che si è fatto più elevato del costo di vendita, le aziende produttrici della “soluzione blu” sono andate inevitabilmente in sofferenza. Yara Italia, per esempio, responsabile del 60% della produzione tricolore, ha annunciato uno stop di quattro-sei settimane; una decisione che ha già fatto raddoppiare il prezzo dell’AdBlue, da 25 a 50 centesimi il litro. Il segretario generale di Trasportounito, Maurizio Longo, come riportato da La Repubblica, ha infatti denunciato come il costo dell’AdBlue sia balzato da 250 a 500 euro per mille litri.

Lo stop a causa del caos AdBlue potrebbe riguardare quasi un milione e mezzo di camion immatricolati in Italia; potranno invece muoversi liberamente i camion più vecchi, quelli da Euro 0 a Euro 4, che non utilizzano l’AdBlue, perché provvisti – appunto – di motori vecchio stampo. Un paradosso.

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