Per quanto riguarda il Comune di Padova, secondo il Governo non servono verifiche sul caso Busitalia. Non spetta ai Sifip (Servizi ispettivi di finanza pubblica) della Ragioneria generale dello Stato, infatti, stabilire se il Comune abbia causato un danno erariale partecipando solo in parte all’aumento di capitale di Busitalia Veneto necessario a mantenere l’affidamento della gestione del servizio di tpl in provincia di Padova.

Padova, il caso Busitalia: i fatti

Il caso Busitalia, a Padova, avrebbe determinato secondo il deputato leghista Massimo Bitonci una cessione di quote celataal socio Bus Italia-Sita Nord gruppo Fs. Lo spiega la viceministra all’Economia e alle Finanze Laura Castelli, rispondendo ad una interrogazione con cui Bitonci chiedeva di attivare i Sifip per effettuare verifiche sul caso.

Secondo Bitonci, infatti, il Comune avrebbe dato mandato ad Aps Holding, di cui detiene il 99,9%, e che a sua volta detiene il 45% di Busitalia Veneto, di concorrere all’aumento di capitale necessario a raggiungere un patrimonio netto disponibile di almeno 20 milioni -clausola questa prevista dalla Provincia di Padova per l’affidamento del servizio- con due convogli del tram che coprono appena il 20% del valore complessivo dell’aumento di capitale. Un eventuale danno erariale dovrebbe essere verificato dalla Corte dei conti, spiega Castelli. E ad ogni modo, si legge nella risposta di Castelli visionata dalla ‘Dire’, documento agli atti della seduta della Camera di venerdì scorso, “i servizi ispettivi provvedono all’esecuzione di verifiche amministrativo-contabili sulla base di un programma annuale, redatto valutando sia le tematiche da approfondire, secondo l’incidenza delle stesse sulla finanza pubblica, sia selezionando gli enti con parametri oggettivi, estrapolati dalle banche dati utilizzate dal dipartimento della Ragioneria generale dello Stato“, e al momento “si ritiene non opportuno disporre l’esecuzione di una verifica amministrativo contabile presso il comune di Padova mirata alle problematiche evidenziate“, chiarisce Castelli. Questo non preclude comunque “l’inserimento del comune di Padova in un prossimo programma ispettivo“, conclude la vice ministra.

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