Si è riunita oggi in Parlamento la Commissione Trasporti e le principali associazioni di categoria italiane, Agens, Asstra e Anav hanno tenuto il punto sullo stato di salute del traporto pubblico locale tricolore – stretto nella morsa dei postumi non ancora smaltiti della pandemia di covid e del caro energia – nella più ampia cornice del sistema europeo e del dlgs Riordino disciplina servizi pubblici locali di rilevanza economica.

«Serve maggior attenzione al settore dei trasporti, perché è un segmento che ha già delle sue peculiarità specifiche e oggi sta affrontando una crisi epocale causata dal Covid prima, che ha portato a un – 22% passeggeri, e dal caro energia adesso», ha dichiarato il presidente Agens Arrigo Giana. Che, dunque, ha aggiunto: «Se non mettiamo le aziende italiane nella condizione di competere nel mercato noi lasciamo questo settore alla mercé di aziende francesi o anglotedesche che hanno maggiore agilità a casa loro e facilità di entrare nel nostro mercato. Le uniche aziende di trasporti che riescono ad avere business fuori dall’Italia sono Ferrovie italiane che compete sull’alta velocità e Atm che ha la gestione della rete metropolitana di Copenaghen. Casi sporadici che dimostrano che il settore è ben lungi dall’essere settore industriale a tutto tondo e questo dovrebbe essere obiettivo politico a tutto tondo»

Circa la normativa europea per riformare il sistema, Nicola Biscotti, presidente Anav, ha dichiarato: «Riteniamo che l’inclusione della riforma del Tpl nella riforma dei servizi sia inutile. Non c’è bisogno nemmeno di un testo unico a mio avviso. Le norme ci sono, i problemi sono altri. Noi dobbiamo assumerci le nostre responsabilità come imprenditori e fruitori di denaro pubblico. Certamente inserire il libero mercato in un settore bloccato è quanto mai inopportuno. Il Tpl serve sia aree buone che aree meno buone e in piccola parte contribuiamo alla vita della persone. Le aziende di altri Paesi – continua Biscotti – che vedono il mercato italiano come appetibile, sono assoggettate al regolamento 1370. Non vorremmo che in una futura competizione alcune realtà siano eventualmente assoggettate a un’altra normativa che potrebbe svantaggiarle».

Infine, le parole di Asstra, per bocca di Giuseppina Gualtieri: «Arrivare a includere il nostro settore in una normativa su servizi pubblici crea una situazione critica per le interpretazioni normative e non ce n’è la necessità perché lo stesso regolamento comunitario è quello a cui come chiediamo di essere collegati. Per questo si chiede di stralciarla dal decreto. Il settore – così come gas ed energia elettrica – ha già propria regolamentazione e ha proprie modalità di affidamento previste dal 1370 e che comportano diversi rapporti con gli enti locali a seconda delle modalità di affidamento. In tema alla concorrenza è fondamentale allinearci a quella normativa perché, altrimenti si rischiano asimmetrie all’apertura delle gare».

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