Un “NO” secco alla bozza al DL Rilancio. E’ quello che arriva dal comparto dei bus turistici. «Il giudizio non può altro che essere totalmente negativo». ha dichiarato Riccardo Verona del Comitato Bus turistici italiani. Un comitato che raggruppa circa 2o0 operatori di tutta la penisola per oltre 25 mila bus che percorrendo ogni anno 1,7 miliardi di chilometri e consumando circa 450 milioni di litri di carburante. «Purtroppo apprendiamo che nella bozza del DL Rilancio, le istituzioni non hanno preso in considerazione il comparto dei bus turistici, linee commerciali e linee ministeriali, mentre hanno aiutato altri comparti».  Sicuramente, continua Verona,  «non è un bel segnale che lo Stato lasci sole le aziende più colpite».

Bus da turismo, abbandonati dallo Stato

E’ giusto ricordare che queste aziende sono ferma dal 22 febbraio e chissà per quanto tempo ancora, non avendo prenotazioni di servizi nell’anno in corso. «Conoscendo la situazione che ogni azienda sta vivendo», chiude Verona, «visto anche le difficoltà per avere liquidità dalle banche, c’è la seria preoccupazione che per potere sopravvivere, alcune aziende trovandosi abbandonate dallo stato e con i debiti da pagare possano essere viste come prede dalla criminalità organizzata».

Il DL Rilancio in pillole

Nessun fondo per le autolinee statali mentre si sostengono, per molti a ragione, il tpl, i treni e il trasporto aereo. In Italia la transizione energetica è arrivata al palo: chiusi i rubinetti per il finanziamento di mezzi alternativi, si ritorna al diesel. Ma non solo. Non un euro per il settore turismo mente il 5 per cento del finanziamento per il rinnovo del parco potrà essere destinato a «contenere i rischi epidemiologici», cioè paratie ed affini. Tutto questo è contenuto in una bozza del DL Rilancio che dovrebbe vedere al luce in questi giorni. Ben 434 pagine dove il trasporto pubblico cattura una manciata di articoli.

DL Rilancio

DL Rilancio trasporti, Consip avanti tutta

Ma andiamo per punti. «Al fine di sostenere il settore del trasporto pubblico locale e regionale di passeggeri oggetto di obbligo di servizio pubblico», il Governo stanzia un fondo, di un’entità ancora da stabilire, per l’anno 2020, «destinato a compensare la riduzione dei ricavi tariffari relativi ai passeggeri dal 23 febbraio 2020 al 31 dicembre 2020». Un sospiro di sollievo per le aziende tpl che hanno visto, dal 28 febbraio ad oggi, una riduzione importante del traffico. I trasferimenti, si legge sempre nella bozza, non subiranno tagli anche di fronte a una diminuzione del servizio erogato.

Stop ai finanziamenti per bus alternativi

Ma c’è di più, e qui si gioca il futuro del Paese, almeno quello che vedeva nella transizione energetica un lume per modernizzare l’intero sistema. «Al fine di favorire lo sviluppo degli investimenti e il perseguimento più rapido ed efficace degli obiettivi di rinnovo del materiale rotabile», continua la bozza, «non si applicano sino al 31 dicembre 2024 le disposizioni che prevedono un cofinanziamento dei soggetti beneficiari nell’acquisto dei mezzi e quelle relative alle modalità di alimentazione alternativa». In italiano: stop ad elettrico, ibrido e gas. Ora il finanziamento tornerà in essere anche per i Classe I diesel. Per le stesse finalità è autorizzato, fino alla data del 31 dicembre 2021, l’acquisito di autobus tramite la convenzione Consip Autobus 3.

In chiusura. Fino al 31 dicembre 2021, le risorse statali previste per il rinnovo del materiale rotabile automobilistico e ferroviario destinato al trasporto pubblico locale e regionale possono essere utilizzate, entro il limite massimo del 5%, per l’attrezzaggio dei relativi parchi finalizzato a contenere i rischi epidemiologici per i passeggeri ed il personale viaggiante», alias paratie e simili.

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