Come eravamo? I ricordi di un autista. E un museo del bus…
di Gianluca Celentano, conducente bus Sarà senza dubbio “traumatico” leggere i commenti di molti colleghi che hanno avuto la pazienza di intrattenersi con la video intervista di seguito. In realtà c’è un perché nella scelta dell’intervistato che ripercorre la storia del nostro mondo dove ormai è cambiato tutto. E forse, ora, è solo la passione […]
di Gianluca Celentano, conducente bus
Sarà senza dubbio “traumatico” leggere i commenti di molti colleghi che hanno avuto la pazienza di intrattenersi con la video intervista di seguito. In realtà c’è un perché nella scelta dell’intervistato che ripercorre la storia del nostro mondo dove ormai è cambiato tutto. E forse, ora, è solo la passione e/o la necessità a tenere legati al volante migliaia di conducenti.
Siamo andati indietro di oltre 40 anni entrando nel mondo del vintage rimanendo catturati dalla solerzia dei conducenti di quel periodo; ho incontrando Mario Zanotti un collega in pensione da 17 anni. “Ai tempi ci indicavano come ‘il signor autista’”, – racconta Mario -, il quale è sicuro che ancor oggi se vuoi ricevere rispetto sul bus devi per primo rispettare i viaggiatori. Erano altri tempi e oggi può suonare blasfema l’affermazione dovendo stare sulle difensive, visto che il buonsenso soggettivo si è sostituito alla forma. Mario è rimasto impeccabile anche da pensionato (fin troppo) e non so come fargli capire che oggi la vita di un autista in una piccola realtà ti obbliga a tenere alta la guardia.
Si guadagnava di più ma si lavorare anche molto di più, conducendo una vita che tagliava ogni legame sociale con famiglia e amici. Grazie al progresso tecnologico degli autobus abbiamo migliorato la qualità del lavoro, ma sono aumentate le responsabilità ed è cambiata la gente. Il nostro viaggio nel passato fa un capolinea bizzarro, fra le forme artistiche delle tante carrozzerie di autobus che hanno fatto la storia della mobilità su gomma nel paese.
StoricBus, il museo dell’autobus italiano
Ho voluto fare una chiacchierata anche con Cristian D’Olif, presidente di StoricBus il Museo dell’Autobus Italiano. La sede si trova a La Spezia, ma l’aspetto più curioso è che si tratta di un museo dinamico. L’obiettivo è di rintracciare, acquistare, restaurare autobus fra gli anni ‘60 e il duemila per creare eventi e manifestazioni rievocative nelle piazze italiane.
La cura per i bus immatricolati veicoli storici è maniacale; se non sono le agenzie cinematografiche interessate a StoricBus per qualche fiction rétro, sono le giornate espositive a catturare l’attenzione di migliaia di visitatori anche giovani, come mi sottolinea Cristian.
In queste occasioni i ricordi e la bellezza si fondono fra le linee di storiche carrozzerie ormai scomparse seppur si siano fatte apprezzare in tutto il mondo. StoricBus inizia la sua attività nel 2010 grazie ad alcuni appassionati del trasporto pubblico ligure e dal 2017 la collezione conta diverse decine di autobus compresi quelli privati di alcuni soci.
Le rarità di StoricBus
Una realtà indipendente da enti e risorse pubbliche contraddistingue StoricBus che si finanzia esclusivamente con l’auto-tassazione dei soci. Dal 2022 il Museo conta più di ottanta unità preservate con ogni tipologia di allestimento: autobus urbani, suburbani, interurbani e Gran Turismo. Fra i primi arrivati ci sono il Fiat 308 Cameri del ‘78 ex Ministero dell’Interno, poi il 314/3 Dalla Via del ‘75 ex Amt Genova, e il raro Fiat 343 Dalla Via del ‘74. Inoltre con orgoglio, Cristian D’Olif mi elenca le chicche come: i Fiat 418, 309/1; i 370 con numerose carrozzerie; i Fiat 471 Effeuno, 308, 409, gli Inbus S210 FT; i Fiat 280FT, svariati Menarini Monocar e BredaMenariniBus 101,120,201,220,230,231,321; il bipiano Fiat 412 Aerfer, i BredaBus 2001.10 LL,3001.12.LL e 4001.12.LL. Insomma una realtà che prevede di superare a breve la soglia delle 120 unità preservate.
Filobus, educazione e professioni
Nella collezione storica entrano anche i filobus con il modello Bredabus 4001.12 LL Pininfarina dell‘87 e, D’Olif non nasconde un certa scetticismo per il full electric a batteria, accondiscendendo invece al “termo ibrido”. Sostiene che il concetto di filobus debuttato nel lontano 1906, sia più che mai collaudato non generando fra l’altro problematiche di smaltimento accumulatori, sottolineando che se ne parla poco ma potrebbe invece essere cruciale tornare a puntare sull’alimentazione esterna. Fra gli eventi più riusciti spicca la collaborazione con Fondazione FS Italiane che ha debuttato con Storicbus attraverso gli Open Day, una giornata in mezzo ai treni e bus storici nelle principali località italiane. L’associazione museale si propone progetti scolastici e storia del tpl, gemellaggi, educazione civica, modellismo e apertura verso altre collaborazioni.
Concludendo questo viaggio, Cristian mi ricorda che le aziende di un tempo avevano al loro interno molteplici professioni, tra cui i falegnami, i carpentieri nonché i tappezzieri per la manutenzione delle vetture. Il nostro passato rappresentava un modo di lavorare con meno problemi per gli autisti quindi più spensierato; tuttavia il progresso e la tecnologia hanno fatto progredire la sicurezza e la qualità del mestiere e delle informazioni. Le rievocazioni storiche servono anche a ricordare il nostro punto di partenza, creando interesse nei giovani curiosi e si spera futuri autisti. Senz’altro sono utili per apprezzare di più le attuali e scontate comodità presenti sui nostri fedeli torpedoni.