Come comportarsi con il collega-autista che fa il furbetto…
C’è un autista, stimato e apprezzato nel mondo dei tour turistici e delle visite guidate, che proprio non digerisce le tratte notturne della FlixBus. Per intenderci, se deve farle le fa, ma con la stessa energia di un bradipo chiamato a correre una maratona. Quando invece guida per gruppi di ordinati giapponesi o coreani per l’Europa, […]
C’è un autista, stimato e apprezzato nel mondo dei tour turistici e delle visite guidate, che proprio non digerisce le tratte notturne della FlixBus. Per intenderci, se deve farle le fa, ma con la stessa energia di un bradipo chiamato a correre una maratona. Quando invece guida per gruppi di ordinati giapponesi o coreani per l’Europa, magari con partenza da Parigi, è un professionista impeccabile, coinvolgente, simpatico e capace di guadagnarsi il favore (e le mance!) dei suoi passeggeri.
La società per cui lavora è molto scrupolosa, perciò prima di ogni lunga tratta di linea a lunga percorrenza, gli concede un giorno di riposo. E così, una sera, verso le dieci, eccolo arrivare in rimessa per prendere il suo torpedone verde fluorescente insieme al collega con cui condividerà il viaggio. E qui entra in scena il “personaggio”.
Il collega autista dalla lingua biforcuta
Tra i due autisti è fondamentale che ci sia una buona intesa. Non è solo questione di lavoro, ma anche di sopravvivenza: passare ore in cabina senza un briciolo di sintonia potrebbe trasformarsi in una tortura. Del resto gli autisti sono pochi e le società fanno quel che si può. Peccato, però, che il collega in questione sembri più interessato a una competizione che a una collaborazione serena.
Già durante il viaggio, tra un doppio senso e una battutina velenosa, comincia a insinuare che il capo, suo “amico intimo”, non abbia poi tutta questa fiducia nel nostro autista “di lusso”. Il tono è ambiguo, le parole lasciano spazio a interpretazioni, ma il messaggio è chiaro: “Guarda che il capo ha delle riserve su di te”. E così, tra una chiacchiera e l’altra, il collega ruffiano cerca di rosicchiare terreno, insinuando dubbi e proponendosi velatamente come la scelta migliore per quei tour tanto ambiti.
Tentativi di scalata
La verità, però, è che il nostro autista veterano non è uno sprovveduto. Dopo anni di esperienza, conosce il gioco. La società stessa lo conosce bene: sanno esattamente quali compiti affidargli e quali, magari, destinare a qualcun altro. Questo è un professionista che si fa rispettare, capace di dire di no quando serve e ben consapevole dei propri diritti oltre che dei propri doveri.
Il collega subdolo, nel tentativo di screditarlo, si illude di poter guadagnare qualche vantaggio: quei tour più remunerativi, più rilassanti e, diciamolo, più divertenti. Ma è qui che arriva il colpo di scena: i capi non sono così ingenui. Anzi, spesso conoscono molto bene le dinamiche aziendali e sanno perfettamente chi è affidabile e chi, invece, brilla solo di luce riflessa.
Ma spezziamo una lancia anche in favore del collega poco leale: il suo comportamento può essere dovuto per la necessità di lievitare i suoi guadagni in un momento poco florido per tutti e, magari, una società un pò con le braccia corte.
E tu hai mai incontrato un collega così?
La domanda ora è per voi lettori: avete mai avuto a che fare con colleghi un po’ troppo furbi (o che almeno si credono tali)? Quelli che, sotto una facciata amichevole, cercano di mettervi in ombra o di portarvi via le occasioni migliori?
Purtroppo, non esiste un antidoto miracoloso contro i colleghi subdoli. Ma c’è una consolazione: i capi, i direttori e chiunque abbia potere decisionale non sono così ingenui come spesso si crede. Se sei un professionista valido, il tuo capo lo sa. E se ti chiede di fare un lavoro meno ambito, è perché sa che puoi risolvere la situazione con la tua competenza.
E se invece fosse il capo l’ingenuo? In questo caso, le soluzioni potrebbero essere due: osservare l’utilità di un capo che non è molto “sul pezzo”, oppure cercare un’altra opportunità lavorativa; semplicemente perché non ti merita. Quanto al collega ruffiano, beh, lascialo pure con le sue illusioni di furbizia. Magari si guadagnerà un soprannome poco lusinghiero, ma difficilmente riuscirà a intaccare ciò che hai già conquistato con fatica e merito. Alla fine, ognuno ha ciò che si merita. E tu, caro autista granitico, hai sicuramente il rispetto di chi conta davvero.
Quindi, un consiglio finale: sorridi e guida avanti. Lascia che i ruffiani si arrampichino sugli specchi delle loro ambizioni mentre tu continui a percorrere la strada con successo e serenità.
di Cristian Guidi