Lo sfogo dell’autista di Atac Roma che, attraverso il canale Youtube, spiega agli utenti il perché degli incredibili ritardi dei bus pubblici nella Capitale offre interessanti spunti di analisi. Christian Rosso, così si chiama l’autista, tratteggia, da dentro, i contorni di un’azienda che sembra ballare ai bordi di un baratro, con un parco mezzi vetusto e ormai incapace di acquistare i ricambi per riparare gli autobus fermi in deposito. Insomma, un’azienda che ha deposto le armi, immobilizzata da un debito di oltre 1,2 miliardi di euro e da un management che non si è rivelato all’altezza dell’emergenza. Il Sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha alzato la voce e nella conferenza stampa di venerdì scorso ha fatto rotolare la testa, già mozzata, dello stratega e firmatario del nuovo Piano generale del Traffico (Guido Improta), accompagnato alla porta il management (che non sembra avere nessuna intenzione di andarsene), rilanciato una ricapitalizzazione di mezzo miliardo di euro e, non ultimo, aperto le porte ai privati. «Comune-Regione-Atac», si legge, «si impegneranno a cercare un partner industriale mantenendo la maggioranza pubblica dell’azienda».

Vorrei ricordare al Sindaco di Roma che Atac si è già «aperta ai privati». Roma TPL, consorzio di aziende che copre parte del trasporto pubblico di Roma, ha natura privata. Ma non per questo il servizio erogato è migliorato, anzi.

Secondo il mio umile parere, quello della privatizzazione del servizio è l’ennesimo pasticcio per coprire un buco legislativo. La natura pubblica o privata di un’azienda è una scelta che può essere fatta solo dopo aver scritto delle regole. Regole che nel trasporto pubblico non sono ancora state fissate. In Italia il problema non è la natura aziendale ma la capacità di fare impresa. In molti casi c’è stata una malagestione o si è considerata l’azienda del Tpl come un pezzo di pubblica amministrazione o peggio come propaggine del sistema politico. È questo da scardinare. Atac è un’azienda che deve trasportare persone, investire e puntare al profitto. È così difficile per un’azienda tpl?

Roberto Sommariva

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