di Gianluca Celentano (conducente bus)

Si dice che sui piazzali dei bus usati i modelli da 13 metri abbondino perché meno indicati per l’uso urbano e montano. Attenzione però, stiamo parlando dei 13 metri a due assi, non a tre, che invece sono assolutamente promossi dagli autisti.

Pro e contro

In base agli allestimenti, i 13 metri dispongono di più spazio, anche nelle bagagliere. Per questo motivo sono indicati come bus per le lunghe linee, anche se qualche vettore li vede come un buon compromesso per svolgere diverse tipologie di servizio. Il problema cruciale risiede nella maggiore distanza presente tra gli assi; per ridurla, sarebbe necessario concentrarsi su versioni con un maggiore sbalzo posteriore, il che risulterebbe deleterio per un uso promiscuo.

Attenzione ai pedaggi: le tariffe variano a seconda del gestore del tratto autostradale. Ad esempio, sul tratto dell’autostrada A4 da Milano Est a Bardonecchia (TO), un due assi paga 36,40 euro per 243 km, mentre un tre assi paga 51,20 euro per lo stesso tratto, circa il 40% in più.

Autobus adeguati ai servizi

In un periodo economicamente difficile, rimanere in piedi non è semplice per le micro società. Un 13 metri può contribuire in minima parte a ridurre i costi senza dover cedere un servizio per mancanza di bus o di autisti.

In città mi è capitato di fare servizi shuttle con il 13 metri e devo dire che non ho incontrato grossi problemi. Per me è come una palestra per l’occhio e l’intuito, ma a volte bisogna arrendersi, come nel caso delle svolte tra le isole spartitraffico urbane (sempre più alte), dove anche allargandoti una carezza al pneumatico posteriore è garantita. A volte è complicato porsi contromano per allargarsi; al di là del fatto che gli automobilisti non comprendano il perché della manovra, quello è un momento di enorme tensione psicofisica per l’autista. Sarebbe meglio risparmiargliela…

Lunghezze, costi e una mentalità superata

Esistono ancora titolari che al rientro controllano le ruote per capire se hai preso marciapiedi, prima ancora di chiederti “come va”. Un vecchio detto degli anziani del tpl, tramandato fino ad oggi, sostiene: “dove passa il 12 metri passa anche il 18 metri”.

Questo detto si riferiva al “rimorchio” degli snodati, composto da un tronco motrice da 10 metri e uno da 8. Infatti, far passare un unico pezzo da 12 metri è più complicato.

Il 13 metri a tre assi, così come il 14 metri, sono assolutamente eccezionali per via del terzo asse sterzante e, con l’opzione double-decker, aumentano i passeggeri ma diminuiscono le opportunità infrastrutturali per l’altezza, obbligando a percorrere strade più lunghe e aumentando le spese complessive. Trovare la quadra tra costi autostradali, del carburante e dell’autista (o degli autisti), non è certo semplice e può risultare un argomento totalmente sconosciuto ad agenzie e singoli gruppi, ma anche e soprattutto, alla politica. Aggiungiamo poi che la pulizia di  un autobus a  due piani è anch’essa doppia

Ecco perché qualcuno sceglie i bus da 13 metri, confidando magari nelle capacità del proprio autista.

E nel tol?

In mancanza “di patenti” anche nel tpl si cercano “scappatoie” per rispondere a una capillare richiesta di un servizio pubblico. Ebbene, se gli autisti con la patente D sono diventati “merce rara”, quelli muniti di patente E – per i rimorchi -, sono assolutamente un miraggio. Che fare quindi? La risposta è nei bus da tpl a 3 assi e ben 15 metri di lunghezza. Infrastrutture a parte se la cavano bene sui tratti rettilinei, ma c’è da chiedersi se esita un filo logico fra amministrazioni  locali e soluzioni green concrete, nonché verso gli ostacoli che le società di autoservizi incontrano puntualmente ogni giorno.

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