di Gianluca Celentano, conducente bus
video di Roberto Merlini, conducente bus

Molte spiacevoli problematiche che si presentano ai conducenti di un autobus hanno una radice comune che, guarda caso, ha a che fare con i soldi.

Non sono pochi i gruppi che “abituati troppo bene” da padroncini e autisti pensano di poter prendere decisioni non pattuite prima della partenza. Questo capita per non perdere il cliente tenendosi ben stretta quella fetta di mercato che fa sopravvivere piccole realtà di autoservizi dove, per pochi euro di differenza, un gruppo sceglie uno o l’altro vettore.

L’idea di tariffe uniche e pianificate, magari realizzando una holding del trasporto su gomma come garanzia per le imprese di autoservizi e autisti, potrebbe essere davvero riformatrice rispetto ai vecchi schemi. Per coerenza di cronaca è bene sottolineare che la maggior parte delle piccole società si impongono una rete di deontologia professionale, ma la maglia è larga e c’è chi la oltrepassa per sopravvivere.

Nel racconto che segue seppur con qualche variante, c’è uno dei tanti episodi capitati a tutti noi.

L’avventura a lieto fine di Walter

Il giovane Walter quando a fine anni ’90 iniziò la professione di autista a 26 anni, per la quale sente tutt’oggi molta passione, fu mandato con dei pellegrini in trasferta ad Ancona. In visita alla Madonna nera di Loreto presso la Basilica della Santa Casa, uno dei principali luoghi di culto mariano, Walter comprese con quest’esperienza che fare l’autista non significa solo condurre un mezzo, ma anche la gestione emotiva delle situazioni.

L’ebbrezza della novità e del viaggio lo catturarono sin dalla sera prima sapendo che avrebbe avuto anche un buon riscontro economico. Arrivati nei pressi dell’arroccamento dov’era presente un ampio parcheggio e mancavano divieti di salita per i torpedoni,  il gruppo tutto in coro cominciò a fomentare il giovane Walter: “Sali, vai su tranquillo, lo abbiamo sempre fatto!”. Come si può immaginare la strada non era molto agevole per un bus di 12 metri e Walter si trovò davanti a un bivio: da una parte il parcheggio ufficiale, dall’altra circa 200 metri di strada sino all’arrivo nel piazzale della basilica.

All’ultimo grido da tifoseria dei viaggiatori, il nostro amico conducente si fa convincere a imboccare la strada richiesta dai pellegrini. Arrivati al Santuario le cose si mettono male; quel giorno c’era lui, il vigile. L’agente, probabilmente già esperto, alza il braccio, ferma l’autobus e avvicinandosi al finestrino dell’autista gli chiede:. “Mi può spiegare perché è salito sin qua, quando giù c’è il parcheggio ampio e libero?” Il viso di Walter assume diverse colorazioni alla domanda del vigile, poi pronuncia ad alta voce le parole assolutamente più sensate in quel momento: “Io lo so questo, sono i cinquanta che ho dietro che non lo sanno, vuole dirglielo lei?” .

A questo vigile andrebbe proposta la nota di merito, infatti fece il vigile con i passeggeri.

Comprendendo la buonafede di Walter, l’agente replicò: “Per questa volta non ti multo, ma qui non scarichi, torni giù con i passeggeri, parcheggi e poi loro salgono a piedi”. Che dire? C’è da aggiungere poco, se non la speranza di incontrare più spesso un “miracoloso” vigile come questo, dotato di buonsenso civico.

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