BLOG/ Lavoro attrattivo? Ridare la dignità all’autista
di Gianluca Celentano Come fare a rendere attrattivo il mestiere dell’autista? La provocazione potrebbe essere: cominciamo a cambiare noi stessi. Ma questo rappresenta l’anello finale di una catena che inevitabilmente ha bisogno di restauri e di una nuova forma mentis. Certo, anche gli oneri contributivi vanno rivisti rendendo più pesanti le buste paga degli autisti, […]
di Gianluca Celentano
Come fare a rendere attrattivo il mestiere dell’autista? La provocazione potrebbe essere: cominciamo a cambiare noi stessi. Ma questo rappresenta l’anello finale di una catena che inevitabilmente ha bisogno di restauri e di una nuova forma mentis.
Certo, anche gli oneri contributivi vanno rivisti rendendo più pesanti le buste paga degli autisti, ma questo non basta per portare interesse alla professione. Il lavoro dev’essere radicale e riguardare l’intera società promuovendo il rispetto verso la persona.
Quando mi presento come autista – a volte lo faccio apposta – per vedere che faccia fa il mio interlocutore, mi capita di notare due distinte reazioni. Una di piacevole sorpresa, l’altra di sufficienza, di solito è seguita da un “ah…” oppure “mai dai…” Forse perché l’autista è osservato con pregiudizio oppure è visto semplicemente come quello che qualche giorno prima è partito senza caricare “l’interlocutore” a bordo.
Da scuola e famiglia UN cattivo esempio sul bus
Davide qualche giorno fa ha fatto un servizio di noleggio con alcuni bambini accompagnati dai genitori. L’estrazione sociale del gruppo era molto alta: i bambini – di sei/sette anni – avevano quasi tutti costosi I-Pod e i genitori durante il tragitto discutevano di vacanze molto esclusive, incuranti dei rumorosi figli.
Si è sfogato con me raccontandomi che i genitori accompagnati addirittura dalle loro colf erano seduti in fondo – l’area che, stando all’immagine folkloristica dei bus, è riservata ai ‘casinisti’ – e che i bambini hanno trasformato il pullman in una sorta di discarica nonostante i ripetuti richiami di Davide. Che messaggio è passato a quei bambini, futuri adulti di una società? Semplice, che sul bus puoi fare quello che vuoi e che l’autista non è un soggetto da rispettare.
Se la scuola e le famiglie devono svolgere il loro ruolo (per la prima oggi non è affatto semplice), il metodo per ottenere risultati abbastanza immediati è confidare in un valido alleato: l’azienda noleggiatrice. Gli uffici URP sono subissati di colorite lamentele che arrivano tramite App o e-mail. A volte ci sono effettivamente delle mancanze di qualche collega che vanifica il lavoro di tutti, altre volte ci sono i presupposti per invitare l’utilizzatore a darsi una calmata e invitarlo a cercare altri sistemi di trasporto se il bus gli da così fastidio. Per esperienza personale posso affermare che, senza la minima cognizione di causa, può capitare che alcuni passeggeri, sicuri dell’impunità e convinti di essere nel giusto, facciano vere e proprie intimidazioni all’autista. Questo atteggiamento ha purtroppo dei potenziali responsabili: le aziende che per troppi anni hanno alzato la voce solo con i conducenti.