Crisi autotrasporto. Dal decreto Cura Italia a quello Liquidità fino al decreto Rilancio, ai quali come sappiamo, si sono alternate diverse correzioni e interpretazioni durante il lockdown. Il tutto in un contesto dove la parola d’ordine del premier Conte è stata chiara verso cittadini e imprese: “nessuno sarà lasciato solo.”

Alla luce dei fatti però, il comparto dei bus turistici ha ottenuto una sorta di vero rilancio, ma fuori dal finestrino del bus. Un comparto, ricordiamolo, che vale 2 miliardi e mezzo di fatturato l’anno. Non solo, occupa anche 25mila operatori (che diventano 40mila in piena stagione turistica),

Queste sono le parole metaforiche che echeggiano con un’incontenibile rabbia nei piazzali, piuttosto che telefonicamente quando provi a candidarti per un’ipotetica ripresa lavorativa.

Proroga emergenza? L’ennesima pugnalata oltre a regole discordi

Infatti, insieme al lockdown, non bastavano le promesse disattese di un governo che non ha neppure menzionato il settore autobus. O, l’ha fatto solo per l’applicazione di particolari e onerose protezioni e sistemi di sanificazione.

Qualche giorno fa, tanto per diffondere un po’ di ottimismo, arriva un ennesimo colpo proibito per il settore economico del turismo: la proposta di prorogare lo stato d’emergenza.

Ormai alle migliaia di Pec di annullamento di gite e servizi, le aziende sono abituate già da metà febbraio come racconta l’imprenditore e autista Tonino Stranges di Lamezia Terme. Lui, come molte altre piccole e medie realtà, denunciano di essere stati lasciati soli con i rispettivi conducenti dovendo però continuare a onorare tasse e tributi anticipando in molti casi addirittura le casse integrazioni.

L’unica soluzione sembra quella di vendere a malincuore una macchina. Del resto, sospendere le assicurazioni ai bus ha un beneficio solo momentaneo, poi la scelta diventa inevitabile. Da qui, l’incubo di veder sgretolare la propria società si fa sempre più reale.

Come moltissimi miei colleghi, ho provato a contattare qualche azienda per assicurarmi uno spiraglio lavorativo almeno a partire da settembre. La percezione che ho avuto è di solidarietà e comprensione da parte dell’interlocutore, il quale in molti casi è direttamente il titolare ormai privo anche del suo staff di impiegati.

Anche per i servizi scuolabus capeggia ahimè un pesante punto interrogativo e penso anche all’indotto che gravita intorno alla manutenzione, vendita e servizi.

Inoltre è da segnalare, nonostante le molte polemiche, che alcune regioni più coraggiose, tra cui la Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Liguria, proprio per non ostacolare responsabilmente il commercio, hanno dato l’okay in sicurezza, per far viaggiare al completo i bus, ma sconfinando in regioni dove le regole sono ancora restrittive, l’unica alternativa per non perdere il lavoro è impiegare due autobus per un viaggio.

Sonora protesta nei capoluoghi

In giugno si è concretizzata quella che sulla rete si vociferava ormai da tempo.

Una protesta collettiva del settore, autisti e titolari guidata dalle associazioni di categoria tra cui la FAI trasporto persone capitanata dal conducente e presidente Moreno Caldana.

A prendere la parola protestando davanti ai palazzi delle regioni, sono arrivati accompagnati da lunghissimi cortei di autobus turistici le livree storiche del turismo italiano e i loro rappresentanti, ma anche tantissimi autisti.

Un’alternanza di trombe bitonali in un contesto ordinato e collaborativo pur sapendo di essere profondamente dimenticati. Nonostante i dissapori verso un competitivo low cost in franchising non sono certo un segreto.

Anche il numero uno di Flixbus Italia, Andrea Incondi, ha recentemente lanciato una lettera di fuoco verso quel fastidioso silenzio istituzionale che sta distruggendo imprese e famiglie.

Del resto sembra istituzionalmente più interessante creare una mobilità con i monopattini senza regole piuttosto che a bordo di moderni ed ecologici autobus. Non posso utilizzare toni più leggeri dinnanzi un disastro epocale dove sarà probabilmente un’incognita capire chi sopravvivrà senza ricorrere al sottocosto.

In questo grigio contesto sono invece ammirevoli gli autisti imprenditori che con ottimismo vogliono scommettere sulla ripresa. Tra questi, nel mezzogiorno, c’è il coraggio di Fabio Miccio della UNIVERSAL Autoservizi di Castellammare di Stabia che ha acquistato il suo terzo MAN Lion’s Intercity R60. Per Fabio è un’opportunità e un senso di responsabilità verso il suo territorio, e vuole guardare avanti sicuro che una ripresa ci sarà.

Tuttavia, nonostante oggi ci sia un’apprezzabile unità di settore, per coerenza devo riportare che ancora troppi autisti e imprenditori preferiscono stare alla finestra ad osservare un contesto che per alcuni aspetti è forse volutamente ambiguo.

Semaforo verde per le partecipate e rosso ai collaboratori

L’ira di molti è verso i contributi elargiti a società che hanno già un bilancio assicurato dai fondi pubblici, le partecipate. Ma questo non basta per mettere la coscienza a posto al governo. Infatti, come mi dice l’amico Matteo Minguzzi di Roma, un’autista del noleggio magia chilometri, l’Italia la puoi percorrere in verticale con un treno, ma in orizzontale o in diagonale l’autobus sarà sempre il mezzo migliore e indispensabile.

C’è poi la realtà lavorativa degli autisti collaboratori con contratti intermittenti, le “risorse flessibili” di un mercato del lavoro spezzettato e disuguale; a loro non è ancora arrivato nessun sussidio promesso e, come tutti gli altri autisti, il futuro lavorativo è tutto in discussione.

Gli autisti in Italia ci sono

Sperando di tornare anch’io presto alla guida di un bus, vorrei concludere questo spazio con i lettori, riferendovi ciò che circola di più nei gruppi di conducenti online (autobus e camion), gruppi che oggi appaiono come in una sorta di fase “silente” forse di rassegnazione. Gli autisti validi in Italia non mancano e non serve importarne altri, semmai servono regole nel comparto e verso un lavoro più dignitoso e al passo con i tempi, perché la professione dell’autista e le sue responsabilità, non sono in realtà tanto diverse da quelle di un pilota.

di Gianluca Celentano (conducente bus)

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